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Sono responsabile di mio fratello?

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Da un paio di mesi, giornali e telegiornali hanno aperto una finestra sulle vicende del nord Africa, che si affaccia sul "mare nostro". La domanda che forse tutti ci siamo posti è stata: "Come mai di punto in bianco sta accadendo tutto questo?".

In piazza per una vita dignitosa

Protagonisti degli eventi sono stati i giovani che chiedono poche e semplici cose: cibo, lavoro, democrazia, futuro. La stanchezza verso le classi politiche, che da anni si preoccupano di curare i propri interessi personali più che fare il bene comune, è diventata intollerante. Tra l'altro, questi giovani vedono su internet e alla televisione il benessere che caratterizza l'occidente e sono scesi nelle piazze a chiedere per se stessi e per la propria nazione l'essenziale che non viene loro concesso: vivere una vita dignitosa. Si ribellano perché i governi hanno rubato il loro futuro.

Non ci chiediamo spesso, cosa accade agli uomini e alle donne di altre nazioni. Ce ne interessiamo solo quando vengono a influire sulla nostra vita o sui nostri interessi. L'occidente, di cui siamo parte, è spesso auto referenziale: valuta gli eventi del mondo a seconda di quanto possano influenzare la politica interna. Per i nostri governi sembra sufficiente che quei paesi del nord Africa non creino fastidi, senza interessarsi di cosa accade a casa loro o di come si vive realmente. In tal modo, ogni realtà del mondo è analizzata e interpretata in base ai nostri filtri.

Dio attende la nostra risposta

Nella Genesi troviamo scritto: "Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!»" (Gn 4,8-10).

Tocca forse a me sapere dov'è mio fratello? Tocca forse a me amarlo? Caino, l'uomo sazio e invidioso, è insaziabile e smarrito. Il civilizzatore del pianeta ha sviluppato il sogno di produrre e vendere all'infinito, oscurando la legge della fratellanza scritta nel suo cuore. Ma Dio si china su di lui, per suscitare un sentimento di fratellanza responsabile verso tutte le creature e le cose, per realizzare un progetto di bene e di pace, di perdono e di giustizia.

Dio formula la sua domanda e attende la nostra risposta. Oggi i fratelli nordafricani chiedono che si ridisegni l'idea di sviluppo economico in tutto il mondo. È un appello per noi occidentali a cambiare: non più uno sviluppo improntato sulla crescita sfrenata, ma uno sviluppo centrato sul rispetto e sulla dignità umana.

Spezzare il pane e condividerlo

Siamo prossimi alla Pasqua, al passaggio dalla morte alla vita nuova. Spezzare il pane nell'Eucarestia - il gesto compiuto da Gesù nell'ultima cena e il gesto che ha permesso di riconoscerlo a Emmaus - significa innanzitutto condividere, spezzare quello che abbiamo, affinché tutti ne abbiano. Significa anche spezzare noi stessi per gli altri, conoscerli e rispettarli, interessarci e adoperarci per loro.

Come cristiani dovremmo distinguerci proprio nell'agire, a partire dal nostro piccolo, per provocare un'onda che arriva lontano. Credere in questo è essenziale per rendere possibile qualsiasi cambiamento. Dalle nostre scelte, infatti, partono conseguenze che toccano uomini e nazioni, anche molto lontani.

Nella preghiera per il congresso Eucaristico, previsto ad Ancona a settembre, chiediamo espressamente al Signore che "la forza dell'Eucaristia continui ad ardere nella nostra vita e diventi per noi santità e onestà, generosità e attenzione premurosa ai più deboli".



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