“Sono felice di essere qui”: L’entusiasmo è più forte dei problemi
Un missionario non si lascia spaventare dalle difficoltà, neanche quando sono serie. Se poi il missionario è giovane e carnico, questo è ancor più vero! Già da studente di teologia, Pier aveva fatto un’esperienza in Congo. Due volte aveva dovuto fuggire per salvare la vita: una volta con p. Roberto Dal Forno, nostro economo e animatore missionario; l’altra volta con p. Renzo Bon, un altro friulano che ora è parroco a Forni di Sopra (UD).
Pier ha fatto voto di essere saveriano per sempre nel maestoso scenario del castello di Xavier in Spagna, il 31 agosto 1997. Ricordo con commozione quella giornata felice. Il 13 settembre del 1998 è stato ordinato sacerdote a Parma. Ha poi lavorato come animatore missionario nella comunità saveriana di Salerno, dove si è fatto voler bene dai giovani per il suo modo di essere semplice e spontaneo. Nel giugno scorso è partito per il Congo, con destinazione a Kinshasa. Ci fa bene leggere il racconto di padre Pier sulla sua esperienza africana.
- p. Domenico Meneguzzi, sx.
È già passato un anno da quando sono partito da Luincis, piccolo paese della Carnia. Le cose da raccontarvi sono tante che non so neppure da che parte iniziare. Una cosa è certa: qui sono felice. Mi trovo in una nuova missione, situata in un quartiere che sta nascendo pian piano. L’entusiasmo non manca. Il cortile è sempre pieno di gente: persone che si incontrano, persone che cantano, persone che pregano...
Una marea di gente
Per un friulano abituato alla calma e al silenzio dei monti, all’inizio tutto è sembrato molto strano. Dopo qualche tempo, però, ho imparato a gustare anche un’altra maniera di vivere e di esprimere la fede. Noi missionari viviamo in un quartiere piccolo, che però è popolato come quattro comuni di Ovaro messi insieme. La città di Kinshasa, invece, è enorme e impressionante. Si parla di otto milioni di abitanti.
Basta mettere il naso fuori casa e ci si trova nel mezzo di una marea di gente. Molti camminano, altri si arrampicano sopra un piccolo pulmino o sui cassoni dei camion per farsi trasportare. C’è anche un piccolo treno che va verso il centro della città e a vederlo fa una certa impressione. È sempre stracolmo di gente: dentro, fuori e sopra. Ragazzi e giovani sono appesi ai vagoni e sugli appoggi sopra le ruote. Roba da far venire i brividi!
Al limite di sopravvivenza
Purtroppo, in una città del genere i problemi sono tanti. I salari sono più bassi del costo del cibo, gli ospedali sono tutti a pagamento e la scuola è a carico dei genitori. Le conseguenze si vedono tutti i giorni. La gente vive al limite della sopravivenza, molti bambini non vanno a scuola e tanti che sono abbandonati vivono per le strade alla ricerca della compassione di qualcuno. Tanti rubano o guadagnano un po’ di denaro con lavoretti rimediati. Anche i valori che rendono bello ogni popolo, sono in crisi: la famiglia, l’onestà, la solidarietà, il rispetto della vita. La città è piena di sette che propongono soluzioni magiche ai problemi della vita e offrono l’idea di un rapporto su misura con Dio.
Tra qualche mese ci dovrebbero essere le elezioni. Speriamo che possano cambiare in meglio la situazione, almeno in parte. Ma fino ad ora la preparazione è stata scarsa. Il censimento e le regole per i candidati non sono ancora stati fatti. Coloro che sono al potere fanno di tutto per rimandare. Forse perché, ogni giorno che passa, è un’occasione buona per mettere qualcosa da parte. È difficile prevedere quello che succederà al momento del voto.
Il miracolo congolese
Nonostante tutti i problemi, la vita va avanti. Ogni giorno c’è qualcuno che è capace di fare scelte coraggiose. Rimaniamo meravigliati dal fatto che nessuno si scoraggia. Nelle persone resta sempre un po’ di forza per fare qualcosa di bello. La gente è ancora allegra e accogliente. Questo lo chiamiamo “il miracolo congolese”.
Noi missionari continuiamo a fare quello che possiamo. Stiamo cercando di preparare qualche ambiente per gli incontri. Vorremmo migliorare la situazione delle scuole nel quartiere, creare iniziative per i giovani. Pian piano, tutto questo diventerà realtà.
C’è sempre qualcuno che non vorrebbe vederci, o non è d’accordo che noi missionari restiamo qui. Ma la gente ci vuole bene, come parte della loro famiglia… Spesso parliamo con i congolesi della situazione del Paese. Ci dicono che a guidarlo ci vorrebbe uno di noi, un missionario, perché, secondo loro, siamo gli unici che non li hanno mai traditi. Sono solo parole. Ma sottolineano la fiducia e il rispetto per noi. Insomma, molti non mollano, anche se le cose non vanno troppo bene.
Mentre vi saluto penso alla bella preghiera che si trova dietro della nostra Pieve di Gorto (Ovaro). Si chiede a Maria di custodire dall’alto della Pieve la sua gente. Io la prego perché guardi e aiuti voi, e perché guardi un po’ anche qui, verso il Congo.
Ci aiuti a seguire suo figlio Gesù, il meglio che possiamo!