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Riflessione per ottobre, mese missionario

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Il volto e la maschera

"Cristiano, mostra il tuo volto!". È la Chiesa italiana che ci chiede questo coraggio! Nel documento:  "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" i nostri vescovi sono preoccupati del crescente analfabetismo religioso delle giovani generazioni e della eclissi morale della nostra gente. Per la storia ricordiamo il fenomeno "sessantottino". I sessantottini contestarono la memoria storica e religiosa del nostro tessuto sociale che secondo loro si era ingiallita nel tempo. Svuotarono i cartoni di una buona parte dei nostri valori cristiani e innalzarono la bandiera della libertà a tutto campo, non preoccupandosi minimamente del bastione o pennone dove potesse sventolare.

Nella nostra generazione quella bandiera non è più un simbolo o un ideale, ma è diventata una bandana legale sulla fronte da usare per esprimere dissenso sociale nelle bravate di piazza e dello stadio. C’è molta solitudine e tanta poca speranza nella nostra società!

“I padri nostri mangiarono uva amara e si sono allegati i denti ai nostri figli”. È la Bibbia a ricordarcelo, oltre che le ricerche sociologiche.

Missionari a casa nostra. Questa è la vera novità?

Così titolava recentemente Vittorio Messori una sua riflessione sul Corriere della Sera di stampo direttamente  missionario. Certamente è un emblematico commento allo slogan "se io parto, tu non devi restare". Se c'è un missionario che parte, ci deve essere altresì una Comunità cristiana che mantiene l'occhio vigile sui fenomeni di paganesimo che ci circondano. Pochi cristiani lo hanno avvertito, ma la Chiesa in questi ultimi decenni si è data una nuova definizione, cioè si è definita come Chiesa missionaria: tutta la Chiesa è missionaria!

Il mondo "pagano" che una volta eravamo soliti pensare lontano e per la cui conversione si faceva appello ad anime generose di missionari disposti fino al sacrificio del martirio, ora, quel mondo ce l'abbiamo a fianco, nella nostra di casa, anzi ce l’abbiamo addirittura presente in casa, anche tra i membri di rispettabili famiglie cristiane. Il fenomeno è talmente evidente che perfino gli stranieri che approdano in Italia con le loro fedi di carattere approssimativo, cioè senza la Rivelazione e la Salvezza in Cristo, se ne accorgono e si meravigliano.

Il documento dei vescovi italiani si rivolge a tutti i cristiani, soprattutto, aggiungo io, a quei tanti cristiani che già lodevolmente animano le nostre comunità, a fare la proposta cristiana e compiere così il meraviglioso impegno della missione. Ci è chiesto di compiere la missione ad gente anche qui, nelle nostre terre. Pertanto cattolici "debbono essere capaci di testimoniare il Vangelo anche ai non cristiani e, se piace al Signore ed essi lo desiderano, annunciare loro la Parola di Dio".

Abbiamo "pagani" in casa e non ce ne accorgiamo. Lo sconcerto per questo fenomeno è venuto al giornalista V. Messori: "La situazione nelle parrocchie, è spesso paradossale: da un lato l'annuncio esplicito del Vangelo agli immigrati di altre religioni è impedito dal "teologicamente corretto", quasi che parlare loro di Gesù sia un'offesa; dall'altro lato, gli stessi preti battono cassa, almeno una volta all'anno, per il mantenimento delle missioni cattoliche nel mondo. Dunque nel Terzo Mondo sì; e no, invece, quando i non cristiani sono i nostri vicini di casa e di lavoro? Quello che, in altri continenti, è meritorio "apostolato", diventa intollerabile "proselitismo" qui da noi?

Una contraddizione insostenibile! È proprio nel cuore stesso della fede che, per sua natura, è missionaria". Io, missionario e reduce dall'Indonesia e dalla Sierra Leone, devo confessare che ai nostri cristiani, anche ai più provveduti e qualificati, mancano il modo e una terminologia di approccio. Pensiamo che sia esaurito il nostro compito missionario quando abbiamo esortato i nostri "non cristiani di fatto" ad andare a Messa. E non ci accorgiamo invece di quanto siano "analfabeti" nei contenuti filosofici e stili di vita che sostengono la fede. Tra gente primitiva e socialmente svantaggiata non ho mai trovato tanta ignoranza.

Con loro era piacevole ragionare, discutere e progettare. Il '68 ha svuotato i granai della sapienza di vita e i figli dei sessantottini piangono ora l’incertezza della loro sopravvivenza.

Pozzi senz'acqua

C'è un proverbio africano che recita: "un villaggio senza anziani è come un pozzo senz'acqua". Abbiamo bisogno che l'anziano ritrovi il suo prestigio e ritorni ad essere memoria di vita, abbiamo bisogno che ogni anziano nella fede diventi messaggero di speranza e staffetta di fede per il suo prossimo. In altri tempi furono i mercanti, i viaggiatori e la gente comune a creare le Comunità di credenti.

Perché non potrebbe succedere ancora oggi che si metta in moto il Fuoco della Missione tra i nostri comuni cristiani?

Ogni cristiano si prenda cura della conversione di una persona che poi nella fede diventerà il suo vero fratello e il mondo sarà presto migliore. Lanciai l'iniziativa tra i miei cristiani e ben presto vidi la mia Comunità raddoppiarsi. E coloro che lo fecero ebbero la gioia dell'accoglienza amicale e fraterna nella nuova famiglia rigenerata nella fede. Donare la fede è come donare gioia e la gioia sempre si moltiplica e mai si assottiglia. Tra i lettori di questa pagina ci sono coloro ai quali "sta a cuore la missione" per la gente lontana; ma dobbiamo invogliare più persone possibili a lasciarci coinvolgere dal Fuoco della Missione tra coloro che vivono tra noi senza speranza. Dobbiamo rilanciare lo slogan "un cristiano per un altro cristiano", perché, come dice il Papa nell'Enciclica Redenptoris Missio "aprirsi all'amore di Cristo è la vera liberazione. In Lui, soltanto in Lui siamo liberati da ogni alienazione e smarrimento. Cristo è veramente la nostra . Pace".

Il cristiano è colui che si lascia coinvolgere da un grande amore verso il fratello: "l’amore di Cristo mi spinge".



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