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Ricordo, sì mi ricordo... Il traguardo della Messa d’oro

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Sabato santo celebro i miei primi 50 anni di sacerdozio. Infatti, sono stato ordinato sacerdote il 22 marzo 1958 dal vescovo di Piacenza mons. Malchiodi. Come si fa con gli amici più intimi, voglio raccontarvi qualcosa della mia storia di missionario. Spero sia di vostro gradimento.

"Ti laverò le mani..."

Ero piccolo e al mio paese mi chiamavano "gre de ris", grano di riso. Mi stavo divertendo a fare pupazzi di neve quando un saveriano, p. Lorenzo Lini, mi rivolse la parola invitandomi ad assistere alla proiezione dei suoi filmini missionari. Il mattino seguente feci da chierichetto alla Messa da lui celebrata. Mentre versavo l'acqua sulle sue mani, mi disse: "Un giorno sarò io a lavartele". E così accadde davvero...

Entrai nella "casa apostolica" di Grumone (CR) il 30 aprile del 1943, nel pieno della guerra. Con l'occupazione tedesca, nel settembre 1943, lasciammo la casa di Grumone e per due anni fummo ospiti della parrocchia di Gromo S. Marino. Percorremmo tutti i paesini dell'alta Valbondione, solennizzandoli con i canti e le nostre rappresentazioni teatrali, che ci hanno fruttato anche tante vocazioni missionarie.

La paura di non farcela

Dopo le medie e il ginnasio vissuti entusiasticamente, nonostante i brutti voti in "disciplina", il noviziato mi pose un problema. Ero entrato nell'istituto saveriano per essere missionario e al termine di quell'anno  pronunciai, con lo stesso grande entusiasmo, i voti religiosi. Ma i miei colleghi sussurrarono al maestro dei novizi, p. Mario Ghezzi, che io avrei dovuto rifare il noviziato... Così, quando tutti presentarono la domanda di pronunciare i voti ed essere ammessi nell'istituto missionario, io non mi sentii di fare altrettanto.

Alcuni giorni dopo p. Ghezzi mi chiese il motivo del mio rifiuto. Gli risposi: "Piuttosto che sentirmi impreparato a fare i voti e ripetere l'anno di noviziato, ho preferito non fare la mia domanda". Egli sorrise e mi domandò: "Vuoi essere missionario?". "Certamente!", risposi. "Allora presenta la domanda". Provai una delle gioie più intime della mia vita. L'avrei abbracciato dalla gioia! E così sono diventato missionario religioso.

Sotto la grande tenda

Degli anni del liceo a Desio mi ricordo l'entusiasmo con cui noi studenti partecipammo alla produzione del film "Il grande alveare", del saveriano p. Mario Frassineti. Trascorremmo un lungo periodo in montagna sopra la Madonna del Ghisallo, per filmare alcune scene di vita missionaria. Sotto la grande tenda, di notte, p. Mario ci teneva a lungo svegli per raccontarci le trame del film che avrebbe desiderato realizzare, lasciandoci nel cuore un inconscio desiderio di martirio.

In preparazione al sacerdozio chiedemmo di fare gli esercizi spirituali ignaziani di un mese, a Triuggio. Il 22 marzo del 1958, dal vescovo di Piacenza fummo consacrati in 14 giovani saveriani. Altri due, p. Crosara e p. Furlan, furono ordinati lo stesso giorno negli Stati Uniti; mentre p. Occhio e p. Sozzi, erano stati consacrati il 26 gennaio in Brasile. Sette miei confratelli sono già in cielo.

Un prof. esigente e severo

Sento di dover dire "grazie" a tutti coloro che mi hanno aiutato a realizzare la vocazione: il Buon Dio da cui proviene ogni grazia; la Madonna di cui sono devoto; i miei compagni, la cui fedeltà lungo il cammino mi ha spesso incoraggiato a continuare in questa meravigliosa vocazione. Con sant'Agostino ripetevo: "Si isti et illae, cur non ego? - Se loro ci riescono, perché non io?". 

Da sacerdote, ero stato destinato alla casa di Cremona per fare l'economo, ma rifiutai riconoscendo la mia assoluta incapacità per tale servizio. Divenni vice rettore e insegnante. Il giudizio universale degli studenti sentenziò che io ero "esigente e severo". Posso scusarmi dicendo che erano ...i tempi; ma forse, avevo dimenticato il mio curriculum di "studente ribelle"!



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