''Ti vogliamo bene!'', In memoria di Francesco Rota Martir
Il passaggio di Francesco verso la pienezza di vita - lo scorso 19 settembre a Bonate Sopra - è stato accompagnato e benedetto dalle semplici parole sussurrate con tenerezza dalla moglie Mariangela: "Francesco, ti voglio bene!".
Non è una frase ardita
Pronunciate in quel momento, quelle parole acquistano un significato intenso. Innanzitutto dicono continuità: la morte di una persona amata non interrompe il legame d'amore. Questa frase la diciamo quando la vita ci sorride, quando viviamo qualcosa di bello, quando due persone si amano nella felicità dell'abbraccio. Pronunciata al momento del passaggio di Francesco dalla vita alla "pienezza di vita" ci può sembrare un po' ardita.
Eppure, cosa c'è di più pieno del volere il bene a qualcuno proprio quando questi ci lascia? Alla luce della fede questo bene non viene sconfitto, azzerato dalla morte, ma trasformato in pienezza di vita fin da ora. In Dio questa frase sussurrata a Francesco non potrà che raggiungere il suo fine, ossia il centuplo. Come ci ha insegnato Gesù, Dio non è geloso; sa commuoversi.
Una buona dote di talenti
La parabola dei talenti (Mt. 25, 14-30) racconta bene la vita di Francesco. Francesco ha dei bei talenti, costruiti e scoperti pian piano, giorno dopo giorno, con l'aiuto e il contributo di tante persone e di situazioni vissute. Perché i talenti non ci cadono addosso già belli e confezionati dal cielo. Ecco un elenco di quelli che secondo noi lui ha vissuto: il senso dell'amicizia, il gusto del bello, l'equilibrio nelle vicende della vita, il saper vivere una bella e sana compagnia, la fedeltà agli impegni; infine l'umiltà (oggi virtù rara), senza ricerca di protagonismi, ma sapendo mettersi a servizio, in silenzio e in disparte.
Credere nella risurrezione significa pensare che questi suoi talenti continuano ad esistere, rafforzati e purificati dalla luce di Dio. Ora Francesco li vivrà con più energia, proprio perché i nostri defunti vivono in comunione con il Dio della vita e della risurrezione.
Collaboratore di Dio
Caro Francesco, ora Dio ha bisogno di te, perché lui continui la sua opera...
Il paradiso cos'è se non quella realtà dove i nostri defunti, finalmente purificati, collaborano pienamente con Dio perché il suo Regno si realizzi sulla terra e il suo volto brilli sempre più su di noi?
A Francesco piaceva correre. Il cimitero non sarà la sua ultima tappa: lì riposa. E quando andremo a trovarlo, dobbiamo credere che lui è lì ad aspettarci con i suoi talenti nel cuore, pronto a collaborare alla continua creazione di Dio e a sussurrarci nel cuore: "ti voglio bene".