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Ricordando p. Antonio Fogliani /2: Esempio da esportare

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Paolo Franchini è stato un grande amico di p. Antonio alla Città dei ragazzi e all'oratorio di Modena.

Ho conosciuto Antonio alla Città dei ragazzi di Modena negli anni '50. Frequentava corsi di avviamento professionale: elettricità, radio e tv, saldatori. Mi diceva che nella scuola tecnica avviata in Bangladesh aveva cercato di copiare la scuola professionale che aveva frequentato a Modena.

All'oratorio eravamo divisi in tribù e Antonio era diventato capo tribù di Fior d'arancio seguendo i ragazzi di 9-10 anni. La sua guida spirituale era don Sergio Ronchetti, che lo ha portato a intraprendere il percorso missionario, prima come laico e poi come sacerdote.

Quando rientrava a Modena, la prima persona che andava a salutare era il fondatore della CDR, don Mario Rocchi, in ammirazione della grande opera fatta a beneficio dei ragazzi dal 1947.

Mi raccontava dell'estrema povertà delle persone che aveva l'onore di seguire in missione. Nelle strade dove passavano i camion con gli aiuti, si radunavano sulle curve 10-15 persone, che raccoglievano i chicchi di riso caduti in terra. I quaderni per la scuola venivano ricavati tagliando rettangoli dai sacchi vuoti di cemento. I bambini a cui veniva regalata una matita, la mettevano sull'orecchio e giravano come fossero principi.

Dopo questi racconti, i ragazzi dell'oratorio e noi adulti del circolo Anspi della CDR mettevamo insieme del materiale scolastico da spedire a p. Antonio per la sua missione. E lui ci mandava sempre una lettera di ringraziamento.

Ci mancherà tanto e lo ricorderemo per tutto quello che ci ha insegnato con la sua opera missionaria.



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