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Ri-costruttore in Mozambico, Intervista al "giramondo" p. Reghellin

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Padre Cesare Reghellin è nato a Schio (VI) nel 1951. Alla fine delle elementari, è "conquistato" da p. Palmiro Cima ed entra nella scuola apostolica di Vicenza. Frequenta il liceo a Tavernerio e studia teologia a Parma. Trascorre un anno in Indonesia, pensando che possa essere la sua futura missione, ma dopo l'ordinazione sacerdotale è destinato alla casa saveriana di Brescia come economo. Nel 1988 è inviato in Colombia. Tornato in patria, si specializza in teologia biblica e nel 1998 parte per il Mozambico, dove ancora svolge con entusiasmo la sua missione pastorale.

In questi mesi è stato a Tavernerio e noi lo abbiamo intervistato.

2008 11 Reghellin1Perché il Mozambico?

I saveriani brasiliani chiedevano una missione di lingua portoghese, per facilitare il loro apostolato. Il primo gruppo è arrivato in Mozambico nel 1998 e abbiamo iniziato l'apostolato alle dipendenze del vescovo locale, mons. Jaime. La guerra civile tra opposte fazioni politiche era finita, lasciando morte e distruzione nella popolazione e nelle infrastrutture.

Sacerdoti ce n'erano?

I cattolici hanno mantenuto sporadici contatti con la chiesa del Malawi dove, dopo un giorno di cammino, ricevevano le Ostie consacrate per dare l'Eucaristia ai membri delle comunità. Vari catechisti avevano imparato a leggere e a scrivere copiando le letture bibliche. È stata la crescita di una chiesa animata dai laici.

Cosa avete fatto?

Abbiamo iniziato a ricostruire ciò che era rimasto nelle varie comunità cristiane, cominciando da Chemba, città abbandonata e distrutta da oltre 30 anni. Il vescovo ci chiese di ripristinare la scuola superiore. Per superare le difficoltà e ottenere dai direttori dell'Educazione il permesso di aprire scuole sono state organizzate delle vere "crociate". Oggi sono loro stessi a chiedercelo. Oltre alla scuola di alfabetizzazione, la missione dirige una scuola superiore pre-universitaria con quattro convitti per gli studenti che vivono lontani dai centri scolastici.

Come sta oggi il Mozambico?

La stabilità politica, in una democrazia ancora fragile, ha favorito un rapido progresso: strade, acqua, energia elettrica, assistenza sanitaria, comunicazioni, trasporti... Grazie alla cooperazione svedese, abbiamo l'energia elettrica, una compagnia indiana sta ristabilendo la linea ferroviaria, c'è un progetto italiano per la fornitura dell'acqua alla città di Sena.

Come avete contribuito?

Ci siamo inseriti nel processo di crescita del Paese per ciò che ci riguarda. A Sena, crocevia di comunicazione tra Mozambico e Malawi, la parrocchia ha circa 30 comunità nel raggio di 80 chilometri. Abbiamo ricostruito la chiesa e creato un centro di formazione, che è a disposizione di tutti e per tutti i tipi di incontri.

Avete un metodo educativo?

Siamo convinti che "crescere" non sia questione di avere o di non avere. È necessario favorire la crescita totale delle persone, con diritti, doveri e con i suoi valori spesso sconosciuti. I mozambicani devono poter gestire tutte le novità che li invadono, senza rimanere disorientati o sopraffatti.

I problemi più gravi?

L'alimentazione e l'Aids, che colpisce il 30% della popolazione. La gente si accontenta della polenta, ma anche questa non è molta a causa della scarsità di piogge. La soluzione potrebbe essere l'irrigazione con le acque del fiume Zambesi. La Caritas di Spagna ha già effettuato uno "studio" sull'irrigazione. Speriamo sia realizzabile.

Sei contento di ripartire?

Certamente. Mi aspetta una nuova parrocchia al di là del fiume Zambesi, con una popolazione di 80mila abitanti. Desidero celebrare il Natale con loro e iniziare la missione il più presto possibile.

Caro padre Cesare. Sii felice di donarti a Cristo tra la gente del Mozambico!



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