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Questo è il Bangladesh!

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In Bangladesh, i Saveriani sono coinvolti in attività diverse che vanno dalla pastorale nelle parrocchie e il dialogo interreligioso alla testimonianza tra i disabili non cristiani e le minoranze emarginate non bengalesi.

L’ambiente che ci circonda e che fa da cornice a tutto quello che si fa, a parte qualche momento dell’anno in cui anche gli hindu si fanno sentire con le loro celebrazioni e le loro feste, è principalmente l’ambiente musulmano. Cinque volte al giorno, in qualsiasi parte ci si trovi, si sente il richiamo alla preghiera dei musulmani. Durante il mese del digiuno, l’atmosfera diventa ancora più marcatamente islamica. Essendo qui il venerdì giorno di festa, la domenica è un giorno come tutti gli altri con le scuole aperte e tutte le attività lavorative in funzione. Certo, la domenica anche noi suoniamo le nostre campane per invitare i fedeli alla Messa festiva, ma siamo una piccola minoranza e la cosa non si nota molto. Di fatto, il vissuto saveriano avviene ed è segnato dal contesto islamico che però non solo è da accettare, essendo noi ospiti in casa loro, ma anche da ben accogliere come va accolta ogni differenza che può diventare ricchezza.

Il Bangladesh è un Paese super “affollato”. Colpisce il numero delle persone che ci si trova sempre attorno. Non c’è momento in cui guardandosi attorno non si vedano persone indaffarate che si spostano ed altre che permettono tali spostamenti con i loro mezzi a pedale o motorizzati. Dove c’è gente ci sono rumori e dove c’è molta gente di rumori ce ne sono ancora di più. Il traffico, anche se in via di ammodernamento, continua a servirsi di auto vecchie con motori che cigolano e clacson che strombazzano incessantemente, motocicli a diesel che buttano fuori nuvole di gas inquinante.

Per non parlare degli altoparlanti che fanno propaganda di prodotti da vendere o richiamano alla preghiera o annunciano una qualche cerimonia religiosa o politica. Tutti questi aspetti danno origine ad un inquinamento anche acustico non da poco. Ma questo è il Bangladesh, il posto dove i Saveriani hanno deciso di lavorare e quindi con tutto questo convivono e spesso con il sorriso sempre stampato sul volto.



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