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In Bangladesh sono due le parrocchie gestite dai Saveriani. Una nella quale io lavoro è la parrocchia di Satkhira al Sud del paese, zona di povera gente e di “fuori casta” hindu. È una parrocchia come tutte le altre con attività tipiche di una comunità cristiana.

La parrocchia è meta continua di gente che viene a passeggiare magari con i nipotini che vogliono vedere il piccolo gregge di pecore che pascola nella nostra proprietà. Vengono a correre nel campo sportivo per tenersi in forma o a giocare a pallone per divertirsi. Spesso, come Onlus, vengono per incontri usufruendo dei locali messi a disposizione dalla parrocchia. Tra i visitatori della missione la maggioranza è musulmana e hindu e tutti hanno piacere di vedere, scambiare qualche parola con i missionari stranieri. Così, si creano occasioni per incontrarsi, per rispondere a tante loro domande e a volte si intessono anche rapporti cordiali con tanta gente. Questo è un modo molto semplice, ma efficace per essere un piccolo segno di quella fraternità sociale auspicata da papa Francesco nella sua enciclica “Fratelli tutti”.

Nella parrocchia di Satkhira c’è anche un orfanatrofio con più di 50 bambini. Trascorro del tempo con questi bambini, cercando di offrire loro un po’ di quello che a loro la vita non ha dato. Tanti vengono da famiglie cristiane, ma ci sono anche hindu e qualche eccezione musulmana. Per noi queste differenze di religione non rappresentano un problema perché prima di tutto per i bambini stessi le distinzioni religiose non significano nulla. Un giorno si attribuiranno una denominazione in base alla fede che vorranno professare e allora magari inizieranno anche i problemi.
Al momento, cerco di trasmettere loro dei valori, tento di farglieli vivere in modo che possano diventare delle persone adulte capaci di portare avanti una responsabilità nella famiglia, aperti ai bisogni degli altri e con gli occhi ovviamente rivolti anche alle cose di “lassù” che non si vedono neppure, ma che ritengo siano importanti assieme a Colui da cui prendono origine.

Il vissuto saveriano si svolge tra la gente e ha sempre a che fare con i problemi della gente. C’è chi viene a bussare alla porta e c’è chi aspetta fuori l’attimo in cui il missionario esce per fermarlo e chiedergli qualcosa. Ci sono gli studenti che vengono a bussare per acquistare i libri scolastici, i mendicanti, le persone con problemi psichici che vogliono magari solamente essere ascoltate. Ci sono quelli che chiedono una benedizione per il parente o per la mucca ammalata o le lamiere per il tetto della casa che è volato via durante l’ultimo temporale. Qualcuno viene semplicemente a chiedere una Bibbia.

Ci sono soprattutto tanti ammalati pieni di speranza di essere aiutati. In Bangladesh i ricoveri, le operazioni, gli esami clinici richiedono spese fuori dalla portata dei poveri. L’abitudine dei medici di favorire compagnie di medicinali, per essere poi loro stessi beneficiati, dà origine a ricette lunghe che non finiscono mai e che costano molto. Per questo, la parrocchia di Satkhira e tutte le strutture saveriane, per venire incontro alle attese dei poveri, si trasformano spesso, come direbbe papa Francesco, in ospedali da campo. Il problema è che non si può aiutare tutti. Occorre fare delle scelte. Ma quali?

Questo è il vissuto missionario dei Saveriani in Bangladesh dove, davanti alle necessità senza fine dei poveri, davanti alla pressione della gente, di fronte a tante domande alle quali non siamo capaci di dare una risposta, rimane però la Fede che ci sostiene. L’odore delle pecore ce lo portiamo addosso senza tanti problemi. Credo sia importante che all’odore delle pecore si mischi anche un po’ del profumo di Cristo come direbbe S. Paolo (2Cor 2,15-16). In tal modo, vivere in un ambiente pluralista e fondamentalmente musulmano, la consapevolezza di essere una piccola minoranza destinata a rimanere tale, la vicinanza con i poveri che premono ed esigono sempre, non sarà qualcosa che ci mette a disagio, ma solo una perenne occasione di presentarci con quella originalità che è la Fede che abbiamo ricevuto e che vogliamo testimoniare davanti a tutti.



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