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Quei rapporti di fraternità

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In questo mese di marzo, che ci condurrà alla celebrazione della Pasqua, la grande festa della nostra fede, vogliamo condividere l’esperienza che fanno qui, nella nostra comunità, alcune donne. Vengono ogni settimana per partecipare all’Eucaristia del mattino. Non sono le uniche, ma si distinguono per la loro fedeltà. La loro presenza, che è stata assidua in tutti i tempi in cui era permesso venire (zona arancione e gialla), ha ravvivato le nostre celebrazioni eucaristiche del mattino e sono state per noi un incentivo a viverle con ancora maggior cura.

Con loro si sono stabiliti rapporti di fraternità che fanno bene anche a noi. Noi un po’ scherzosamente, ma con convinzione, le abbiamo chiamate le “quattro Marie”, pensando alle donne che la mattina di Pasqua, di buonora, si sono recate al sepolcro per venerare il corpo di Gesù. Abitano nei dintorni e, prima di recarsi al lavoro, vengono alla Santa Messa e restano poi con noi per la preghiera delle Lodi del mattino. Sono ormai una presenza familiare…  Alcune fanno parte del Gruppo di famiglie che si ritrovava ogni mese per riflettere e pregare insieme qui da noi. La pandemia ha impedito gli incontri di presenza del gruppo (abbiamo ovviato con incontri on line, ma non è la stessa cosa!). Eppure, queste signore non si sono scoraggiate e vengono ugualmente - con tutte le precauzioni che la crisi sanitaria oggi impone - a partecipare alla celebrazione del mattino. Poi, secondo le più normali tradizioni, offriamo loro un caffè e… l’opportunità di chiacchierare un po’.

Abbiamo chiesto loro di raccontarci ciò che esse trovano a casa nostra. Sono tre racconti di medesima, intensa partecipazione. Volentieri, condividiamo con i nostri lettori le idee di queste “Marie”, invitando tutti coloro che se la sentono a partecipare alla nostra vita di preghiera e fraternità.

Ci presentiamo: siamo quattro amiche, Barbara, Daniela, Elena e Laura. Siamo mogli e madri. Conduciamo vite diverse, ma abbiamo in comune l’amore per Gesù, per la chiesa e il desiderio di crescere nella fede. Da diverso tempo, una mattina la settimana, compatibilmente con i nostri impegni lavorativi, partecipiamo insieme all’Eucaristia.

Da circa due anni, “bussiamo” alla porta della casa saveriana di Tavernerio, perché due di noi, frequentando la pastorale familiare, hanno coltivato rapporti di amicizia e di fiducia con i missionari. La pandemia ci ha impedito di incontrarci ma, rispettando le regole di igiene e distanziamento, abbiamo mantenuto quasi sempre con fedeltà questo nostro importante momento.
Come arriviamo, i padri ci accolgono sempre calorosamente e sperimentiamo di essere amate. Ci sentiamo a casa, grazie anche alla cordialità dei fratelli consacrati e del personale della casa. La Messa delle 7.30 è un autentico momento di raccoglimento, contemplazione e preghiera. È il “luogo” dove risuona la voce del Signore. Con il Vangelo e l’Eucaristia, accogliamo Gesù nel cuore e, grazie alla ricchezza dell’omelia, la Parola diventa luminosa proposta di conversione che guida il nuovo giorno.

Dopo la Messa e le Lodi, ci concediamo una sosta, prima di recarci al lavoro. Raggiungiamo una sala e cerchiamo il solito grande tavolo. Beviamo un caffè e poi, assieme ai saveriani che a turno ci raggiungono per non creare assembramento, gustiamo una fetta di torta o biscotti che portiamo, alternandoci. Questo momento diventa una preziosa occasione per aprire un dialogo, per creare relazione e amicizia nella gioia e con sincero spirito di famiglia. Nel raccontarsi, la fede passa da cuore a cuore, da vita a vita. Il confronto che abbiamo con ciascuno dei missionari ci arricchisce sempre e torniamo alla nostra quotidianità con maggiore consapevolezza che il Signore cammina con noi e ci sostiene. Ringraziamo Dio per il dono dell’incontro con questa comunità. Un ringraziamento e un ricordo vanno anche al loro Fondatore, san Guido Maria Conforti e al loro Patrono, san Francesco Saverio. Infine, un grazie di cuore ad ogni saveriano per il bene che riceviamo. Dio li benedica.

Il 2020, nonostante la pandemia, ci ha fatto vivere una bella e gioiosa esperienza: l’accoglienza dei saveriani a Tavernerio. La chiusura e la difficoltà della pandemia non hanno ostacolato lo Spirito, anzi abbiamo ricevuto proprio con la speranza e la fiducia il dono di poterci incontrare con i saveriani, per la Messa, la preghiera e la condivisione. Non è cosa comune: un caffè offerto, un tavolo aperto di dialogo, sorrisi, unità vera, a volte il dolore delle notizie difficili da sopportare, ma gli sguardi, i silenzi, la condivisione ci hanno fatto sentire fratelli e sorelle. Con Gesù nei nostri cuori, è una lunga amicizia la nostra, una fede condivisa nel tempo, abbracci che ora non possiamo donarci. Ma il Signore che ci tiene per mano non ci ha voluto lasciare sole, ci ha unite ancora di più in una casa dove ogni giorno Lui abita insieme ai fratelli missionari, annunciatori di pace. Cosa si può desiderare di più?

Abbiamo incontrato amici che ci ascoltano nelle nostre situazioni familiari, lavorative, di spose e madri. Ma abbiamo incontrato anche fratelli da ascoltare, per conoscere la loro storia, la vita, il quotidiano, le origini con le proprie famiglie e le esperienze missionarie. È bello anche condividere le ricorrenze importanti. Grazie!



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