Il tema: Vivere Per-dono
La Commissione scientifica, coordinata da sr. Elisa Kidanè e integrata da don Roberto Repole, p. Mario Menin, Luca Moscatelli, sr. M. Teresa Ratti e Alex Zappalà, ha lavorato all’elaborazione e al discernimento del tema, tenendo conto della trasformazione della missione in atto, del contesto pandemico in cui stiamo vivendo, ma anche di tutte le sollecitazioni geopolitiche, ambientali e globali che sta attraversando. Nelle riflessioni di questa commissione è emersa l’idea della “missione come dono”, grazie anche agli approfondimenti del teologo Roberto Repole (nel frattempo nominato vescovo di Torino).
È nato così il tema del Festival: “Vivere per-dono”, con la doppia valenza della parola “per-dono”, provvista di trattino in mezzo, per sottolineare il senso della cura, la necessità delle relazioni, mentre dono dice la logica dell’empatia e della stessa missione, come epifania dell’amore infinito di Dio per il mondo e l’umanità, senza distinzioni. Sicché “Vivere per-dono” è sbocciata come l’espressione capace di contenere sia le condizioni della vita attuale, del momento storico in cui viviamo, sia la visione della missione di Dio.
Già dal logo, un gomitolo che si srotola dal basso, la missione appare simbolicamente e indissolubilmente legata al destino del mondo, ma specialmente di chi viene scartato e costretto all’invisibilità. Per questo, ci proponiamo di narrare soprattutto “ciò che di invisibile, misterioso e prezioso già sta nascendo”. Ai testimoni che inviteremo verrà chiesto un contributo nell’elaborare e trasmettere questo triplice svelamento:
- di Noi al mondo, perché nessuno oggi può permettersi di vivere isolato, indifferente a tutto ciò che non gli appartiene;
- del Mondo a sé stesso, aiutando a riconoscere l’alta vocazione umana a cui siamo chiamati per il bene di tutti e la salvaguardia del creato;
- di Dio al mondo, per riconoscere le “tracce” della sua presenza amorosa, in ogni anfratto della storia, come luce che impercettibilmente ci attrae al bene.