Quando anche la fame è ''nera'', Il Burundi cerca di...
La parrocchia "Beato Conforti" a Kamenge, in Burundi, è composta da otto quartieri periferici di Bujumbura e da altre cinque comunità sparse sulle colline attorno. Durante la guerra (1993-2005), il territorio era stato saccheggiato e ridotto a un deserto.
Grazie ai saveriani, i quartieri si sono ripopolati e attualmente si arriva ai 30mila abitanti. Qui lavorano 5 missionari: due friulani p. Giuseppe De Cillia e p. Ernesto Tomé, due bergamaschi p. Lino Maggioni e p. Mario Pulcini, e io che sono vicentino.
La guerra e lo sfacelo
La guerra, scoppiata dopo l'assassinio del presidente, aveva provocato la fuga del 75 per cento della popolazione hutu, l'uccisione in massa di uomini e giovani, saccheggi e distruzioni, occupazione di terreni... Il paese era nello sfacelo totale.
Con le elezioni democratiche il popolo ha potuto prendere in mano il destino della nazione. Il governo sta tentando di rimettere in marcia il Paese, che soffre di povertà endemica: lontano dal mare e privo di industrie, vive di espedienti e con un'agricoltura di sussistenza.
Senza gli aiuti esteri, non può sperare di rimettersi in carreggiata.
Intorno alla città di Bujumbura, per il fenomeno dell'inurbamento, sono sorti agglomerati di abitazioni rudimentali, senza le necessarie infrastrutture di acqua, luce, strade, canali di smaltimento delle acque... La gente di questi "quartieri" vive in mezzo a grossi problemi. Ne accenno alcuni.
I problemi più grossi
Il lavoro scarseggia; chi non ha un pezzetto di campo né un salario, non riesce a procurarsi il cibo quotidiano. I quartieri si compongono di casette in mattoni, cotti o crudi, su pochi metri quadrati di terra; manca lo spazio per un piccolo orto o giardino.
Le inondazioni e gli uragani provocano raccolti insufficienti di fagioli, banane, riso, manioca e verdure; l'inflazione spinge alle stelle i prezzi dei generi alimentari; la crisi mondiale ha ripercussioni anche qui in Africa e così regna la fame, la vera fame nera!
Gli anziani in penuria assoluta sono tanti, perché i figli sono stati uccisi o sono fuggiti nei paesi vicini (Tanzania, Congo, Ruanda...). I malati di aids non si contano, soprattutto donne con figli sieropositivi, spesso abbandonate dai mariti, anch'essi malati di tubercolosi.
Anche le vedove sono migliaia e vivono nella miseria più grande, spesso con figli piccoli o orfani (figli anche di fratelli o sorelle), bisognosi di tutto: vestiti, cibo, medicine, scuola... E per tutto ci vogliono soldi. Ma dove trovarli? Spesso la gente non riesce a fare neppure un pasto al giorno!
Riso, sapone e... zappe
Con gli aiuti di benefattori dall'Italia o di organizzazioni internazionali, noi cerchiamo di sostenere i più poveri, distribuendo periodicamente riso, fagioli, olio, sale e sapone. Alle vecchiette e alle vedove diamo anche i vestiti, perché la tradizione locale impone al marito di vestire moglie e figli; ma se il marito non c'è più, allora anche il vestito diventa un problema. Distribuiamo anche le zappe, l'unico strumento agricolo che qui conoscono e usano per coltivare la terra.
In parrocchia sono stati creati alcuni comitati caritativi e assistenziali. Questi ci permettono di individuare i "veri poveri" e di soccorrerli. Chi ha qualcosa, è invitato a offrire viveri o denaro per aiutare i più poveri, dar loro da mangiare, sostenerli per le cure mediche, mandare a scuola gli orfani... Spingiamo alla condivisione e c'è una buona risposta, ma è insufficiente.
Il fagioli per Natale
Dopo Pasqua, con offerte raccolte dalla gente del luogo e dall'Italia, abbiamo dato a 750 malati di aids cinque chili di riso, una coperta e quattro pezzi di sapone. A luglio abbiamo dato a 1.200 poveri cinque chili di fagioli e cinque chili di riso. A ottobre sono cominciate le piogge e abbiamo fornito a più di 1.000 poveri le sementi di fagioli, sperando che possano ottenere un buon raccolto a Natale.
Vorremmo istallare una macchina per la politura del riso. Ci permetterebbe di diminuire i costi e distribuirlo gratis ai più poveri affamati.
- Potete leggere il "piccolo progetto" a pagina 7: sarebbe davvero un bel "regalo di Natale"!