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Progetta con Dio… abita il futuro

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Il 10 e 11 gennaio 2013 si sono incontrati a San Pietro in Vincoli i preti giovani delle quattro diocesi della Romagna, con i loro vescovi mons. Lino Pizzi, mons. Giuseppe Verucchi), mons. Tommaso Ghirelli, mons. Claudio Stagni. Ad animare l'incontro è stato invitato mons. Nico Dal Molin, direttore del centro nazionale per le vocazioni.

I segni della speranza

Quest'anno ricorreva la 50ª giornata mondiale per le vocazioni, iniziata da papa Paolo VI nel 1964. Sul tema, "Progetta con Dio... abita il futuro", mons. Nico ha proiettato due powerpoint, che l'hanno aiutato a esprimere l'idea che "le vocazioni sono segno di speranza nella chiesa".

Mons. Nico ha tenuto conto delle varie vocazioni nella chiesa: i laici, i sacerdoti, i religiosi, i missionari. Per tutti e per ogni vocazione vale quanto espresso dal concilio Vaticano II: "La voce del Signore che chiama non va attesa come se dovesse giungere al nostro orecchio in modo straordinario. Essa va piuttosto riconosciuta ed esaminata attraverso quei segni di cui si serve ogni giorno il Signore per far capire la sua volontà" (Presbyterorum Ordinis, 11).

L'amore conta più dei risultati

Dunque, due elementi importanti, in cui Dio e la persona umana interagiscono, sono:

  • il Signore chiama, ma in maniera del tutto ordinaria;
  • i segni della vocazione provengono dalla vita di tutti i giorni, da ciò che ciascuno fa o desidera compiere come scelta di vita.

La vocazione perciò è allo stesso tempo dono divino e libertà umana. A noi tocca riconoscere i segni che il Signore ci fa capire ogni giorno con la preghiera, la testimonianza, l'evangelizzazione, la chiamata. "Siamo consapevoli - diceva Madre Teresa - che nel nostro servizio non contano i risultati, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo". Infatti l'amore dà senso della vita, per seminare speranza e fiducia.

Una vocazione d'amore

Dopo la meditazione e la santa Messa, i sacerdoti e i vescovi ospiti si sono recati in refettorio per il pranzo, sotto lo sguardo del nostro fondatore benedicente san Guido Conforti, nella pittura a olio della Parolin, e la riproduzione della Santa Trinità di Dolores Puthod, dipinta dalla Simona. Le due pitture rispondono bene al tema della vocazione nella chiesa. Vorrei soffermarmi specialmente sulla pittura della Dolores, che ha tre scene distinte.

Il dipinto nel suo insieme vuole esprimere la nostra fede e la nostra vocazione. Dio per amore ha creato l'universo e ogni uomo e donna, perché vivessimo quest'amore verso tutti gli uomini che incontriamo lungo il  cammino della vita. Mettendoci al seguito di Gesù, noi conosciamo meglio questo amore e scopriamo la nostra missione cristiana: far conoscere il suo amore a tutti gli uomini della terra.

La grazia della Santa Trinità

La prima scena mostra Dio Padre che benedice la creazione, dove egli continua a spargere con abbondanza la sua grazia perché si realizzi il suo progetto d'amore infinito.

Nella scena centrale, Gesù è sul monte delle beatitudini, mentre predica alla folla dei discepoli, tra cui si scorgono le donne sedute in ascolto della sua parola. Gesù ha una mano tesa verso l'alto, da dove viene la grazia che salva; l'altra mano è tesa verso l'orizzonte dell'invio in missione. Le beatitudini sono il cuore del messaggio di Gesù, i valori fondamentali ma anche i paradossi della felicità e della speranza universale.

Nella terza scena, lo Spirito Santo sotto forma di colomba scende sugli apostoli, che guardano immobili con gli occhi fissi verso l'alto, meravigliati della straordinaria manifestazione della grazia divina, impegnata in una nuova creazione.



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