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Presbitero missionario da 50 anni

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La svolta nella mia vita è avvenuta a 19 anni. Facevo il barista al Bar Nottino di Robbio (PV) da quando ne avevo 12. Quel lavoro lo svolgevo con passione, mi piaceva tanto. Lo perfezionai con l’ingresso alla Scuola alberghiera di Torino per alcuni mesi. Arricchivo il mestiere di Barista con letture spirituali e missionarie negli intervalli del lavoro. Un giorno mi sono chiesto se sarei stato barista tutta la vita. La risposta era NO e da quel momento ho scelto la vita missionaria.

Ho dovuto affrontare resistenze. Mi sono scontrato, ad esempio, con il NO secco dei miei familiari, del mio datore di lavoro e dei clienti del Bar i quali spiavano i miei movimenti di avvicinamento alla Chiesa. Dalla mia parte, avevo don Regis, il parroco, don Pino, mio consigliere, e p. Lorenzo Fontana, Saveriano e missionario in Cina per 28 anni. Avevo un livello scolastico buono grazie all’aiuto del maestro Pietro Simonelli, della professoressa Adolfa Saliva, di un caro amico, Angelo, che mi avviò allo studio del latino nei pomeriggi liberi, e di Lorenzo che mi ha insegnato il francese.

I Saveriani mi hanno fatto studiare per dieci anni, dal 1963 al 1973. E il 30 settembre 1973 sono stato ordinato presbitero. La mia prima terra di missione è stata proprio la Sardegna per sette anni. Poi, il 15 gennaio 1984 sono partito per l’Africa, dove sono rimasto per ben 35 anni. Non mi sono mai pentito della scelta che ho fatto. Ho avuto difficoltà, ma anche tantissime gioie. Ora, mi ritrovo in Sardegna, ma il mio cuore è costantemente rivolto a quella parte dell’Africa che ho servito e amato. Vorrei tornare ed infatti tengo costantemente in ordine il mio passaporto.

In questi 50 anni, ho conservato l’umile Rapporto con Dio, con la preghiera quotidiana, l’Eucarestia, la Confessione, la Famiglia saveriana, ho conservato l’Amicizia con tante persone (in primis i miei familiari e in particolare papà e mamma avvicinatisi dopo lo scossone della mia partenza), don Gianni, don Carlo (già presenti alla mia prima messa qui a Robbio), don Pino, mons. Natalino, i miei compaesani e tante e tanti qui in Sardegna con cui condivido ancora oggi il mio apostolato missionario.

Non posso dimenticare gli amici in Italia, il cui nome è segretamente scritto nel cuore di Gesù, quelli africani, in particolare i poveri, gli ammalati e i lebbrosi che ho curato con le mie mani, cerebrolesi abbandonati per le strade, sotto i ponti, in riva ai fiumi, persone con cui sono costantemente in contatto anche oggi e che aiuto secondo le possibilità di cui posso disporre.
Infine, ringrazio tanto il Signore per il vivo entusiasmo alla vita missionaria che sento sempre in me e voi tutti che mi conoscete e leggete.



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