La sfida di Annalena Tonelli
Padre Carlo Maria Salvadori ha svolto una ricerca approfondita sulla spiritualità della missionaria forlivese Annalena Tonelli. Ecco l’introduzione del suo lavoro.
Annalena, originaria di Forlì, ha messo a disposizione la propria vita fino alla morte (5 ottobre 2003) per amore di Cristo al servizio dei poveri. Era una donna con grandi doti di intelligenza, bellezza e capacità organizzative. Durante la sua missione africana, durata 34 anni, ha offerto cure e assistenza a migliaia di malati di tubercolosi, a bambini malnutriti, a sordi, ciechi, zoppi. Si è occupata di donne vittime di infibulazione e di uomini soggiogati dallo spettro dell’ignoranza.
Secondogenita, di una famiglia di 5 figli, all’età di 26 anni decide di partire per il Kenya, come missionaria laica e volontaria in un progetto dei missionari della Consolata. Voleva essere per i poveri, ma ben presto si rende conto che “come loro” non lo sarebbe mai stata. “Una di loro” sì, riuscendo, pur nella differenza di cultura, religione e classe sociale, a condividerne la vita, la siccità e la sorte di un’esistenza segnata dalla povertà che significa abbandono da parte del mondo ricco.
Annalena lancia una sfida al mondo della missione, andando alla ricerca di luoghi inospitali, su sentieri non battuti dai missionari. In Kenya per 17 anni, poi in Somalia, in seguito a Mogadiscio proprio negli anni degli inizi della guerra civile. Infine, la troviamo a Borama, nell’autoproclamato stato del Somaliland, dove troverà la morte, dopo aver servito un popolo schiavo della droga e dell’ignoranza.
Come è potuto accadere che una donna come lei, originaria di un paese ricco e di una famiglia piena di valori, trovasse nell’imitazione di Cristo la via di una vita piena, riuscita, in mezzo agli emarginati?
La chiave per decifrare l’insondabile mistero di amore di cui la missionaria romagnola è stata protagonista la troviamo nella sua corrispondenza. Dal cuore proviene la spinta che l’ha condotta sugli avamposti del servizio all’Islam, nelle estreme periferie del mondo dove l’unico riferimento per lei è stato Cristo Signore. Il luogo prediletto da Annalena era il deserto, dove manca l’acqua, il pane, la compagnia, ma non l’amore di Gesù che l’ha inviata. In quel deserto, la “donna povera” si farà mendicante, nella sola ricerca dell’amore di Dio.
In un convegno, realizzato a Forlì nel 2018, è stata definita “giardiniera di uomini”, perché ha avuto il privilegio di veder fiorire il deserto con la forza dell’amore di cui lei stessa era portatrice. Negli anni si scoprirà ‘madre’ di centinaia di bambini non amati, non voluti, non valorizzati. In lei troveranno amore, tenerezza, ascolto, accoglienza e guarigione. Sull’esempio di S. Francesco di Assisi sarà strumento di pace e si chinerà perché un altro cingendole il collo possa rialzarsi.
Il tempo di Annalena è quello della speranza, di una persona rivolta al futuro, di una donna che spera, ama e crede nella bellezza e nella giustizia per l’Africa, continente depredato, ma sempre presente nel cuore di Dio.