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Perché la nostra gioia sia piena!

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Gli incontri di formazione missionaria sono iniziati in ottobre (il secondo martedì del mese). Abbiamo voluto capire, come ci ricorda papa Francesco, che dobbiamo conoscere bene le ragioni del nostro impegno missionario, andando all’essenziale.

Ci hanno aiutato in questo cammino le riflessioni di Luis Augusto Castro Quiroga, vescovo latino-americano. Il tema è anche il titolo di questo corso fondamentale sulla missione: “Perché la gioia sia piena”.

Un percorso in cinque tappe

Siamo partiti dicendo che “siamo inviati”, ricordando che dobbiamo superare le frontiere e incontrare gli altri, sapendo che la missione è compito dell’uomo in quanto uomo e in quanto cristiano. Il secondo passo è stato quello di capire “dove siamo inviati”, cioè dobbiamo imparare a guardare per vedere la presenza di Dio in ogni uomo, popolo e cultura.

Naturalmente ci dobbiamo chiedere “da chi siamo inviati”, cioè da dove nasce la missione (la sua fonte è la Santa Trinità). Gesù è mandato e manda noi. Importante è capire (questo è stato il nostro quarto incontro) “in mezzo a chi siamo inviati”.

L’annuncio è per tutti, sull’esempio di san Francesco Saverio, senza dimenticare che dobbiamo dialogare. E ora ci dobbiamo chiedere “a chi siamo inviati”: la missione, le persone e le culture; dobbiamo conoscere per condividere con loro l’essenziale, cioè Gesù Cristo.

Con la voce dei testimoni

Gli incontri sono stati interessanti, arricchiti anche da diverse testimonianze. Si è cominciato con una visione saveriana, da parte di p. Rosario, superiore dei saveriani in Italia. Poi si è riflettuto sulla parrocchia missionaria, ricordando il compianto p. Valeriano Cobbe in Bangladesh.

Abbiamo anche accolto esperienze concrete di missione nel territorio di Taranto con la responsabile di Migrantes, in particolare con la sua esperienza al porto (Stella Maris), dove ogni anno arrivano almeno 60mila marittimi. E per finire, abbiamo ascoltato la testimonianza di una famiglia che partecipa al centro missionario diocesano, e che è andata in Burundi per continuare il gemellaggio tra Taranto e la diocesi di Bururi.

Non c’è stata solo formazione, ma anche lavoro pratico, attraverso la preparazione alla missione, cominciando dal territorio dove noi abitiamo. Ogni volta, almeno una trentina di persone, tra cui anche giovani, hanno partecipato e ci siamo incoraggiati a vicenda.



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