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Perché la natura sta diventando nemica dell’uomo

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Anche tanti filippini, dopo due anni di pandemia, hanno avuto l’opportunità di spendere qualche giorno di vacanza nelle bellissime spiagge del sud. La gente, in questa tregua dalla pandemia, si è letteralmente riversata nei luoghi di vacanza per staccare un po’ la spina, per passare qualche giorno con i parenti o con gli amici, per rigenerarsi, per ritrovare nella natura quella serenità, quell’equilibrio che il grigiore della città ha sbiadito. Ma questa stessa natura, il mare, il vento, la pioggia sembrano completamente fuori controllo. Gli equilibri che li governano sembrano essersi spezzati. È oramai accertato che l’inquinamento, il surriscaldamento del pianeta, lo sfruttamento delle risorse naturali sono le cause di questa situazione anomala.

Le Filippine negli ultimi 15-20 anni sono state colpite da una serie di “super” tifoni. Le persone notano temperature più alte e precipitazioni più consistenti. L’arcipelago filippino, come del resto tutti i paesi della fascia tropicale, hanno due stagioni: la stagione secca e quella delle piogge. Quest’ultima iniziava alla fine di maggio e si concludeva verso gennaio. Il periodo dei tifoni era tradizionalmente agosto e settembre. Ma ora le cose sono cambiate. Significativo il viaggio di Papa Francesco nelle Filippine nel 2015. Era stato programmato per gennaio, tenendo conto della fine della stagione delle piogge e del clima leggermente più temperato. Gran parte degli eventi organizzati per la sua visita si sono svolti sotto una pioggia torrenziale.

Stanno diventando sempre più frequenti precipitazioni improvvise, intense e violente. Nel 2010, a Marikina, un’altra grande città assorbita da quella che viene chiamata la Megalopoli di Manila (circa 15 milioni di abitanti), i saveriani, animatori di una zona densamente popolata, sono stati costretti a rifugiarsi sul tetto della casa per scampare all’esondazione del fiume che scorre su tre lati del territorio parrocchiale. Migliaia di persone hanno perso tutto. Se in città i cambiamenti climatici danno vita a pesanti disagi dovuti alle inondazioni di interi quartieri, nel resto del paese sono sempre di più i contadini e i pescatori che non riescono più a provvedere alle necessità delle loro famiglie.

La distruzione portata dai tifoni, dalle frane, dalla schizofrenia del meteo, stanno generando una fortissima migrazione interna. Le Filippine contano oltre 10 milioni di emigranti all’estero. L’economia del Paese si regge sulle rimesse di tanti lavoratori e lavoratrici che prestano servizio in centinaia di Paesi in tutto il mondo. Ma, per mia sorpresa, i dati mostrano una rilevante migrazione interna, dalle diverse Regioni verso la capitale Manila. Si è calcolato che questa migrazione sia doppia di quella verso l’estero. Chi sono coloro che emigrano? Solitamente è il “capo famiglia” che si dirige in città in cerca di lavoro. La maggior parte di loro trova occupazione nei cantieri edili. A casa rimangono le madri, i figli e gli anziani. A volte, nel migliore dei casi l’intera famiglia riesce a spostarsi.

Nella nostra parrocchia, ho potuto conoscere da vicino una famiglia che ha lasciato la città di Tacloban nel centro delle Filippine, dopo che il super tifone Yolanda nel 2013 ha letteralmente raso al suolo interi quartieri. Le immagini filmate dai telefonini e postate su YouTube sono impressionanti. Viene da pensare: come può la natura essere così violenta? E allora mi sorge un’altra domanda: ciò che Dio ha creato, la natura che era cosa buona ai suoi occhi, per quale motivo sta diventando la causa di distruzione e “nemica” dell’uomo? Il mondo scientifico è concorde sulle cause di tali cambiamenti. Quello che impressiona è l’inerzia, l’indifferenza dei governi e di coloro che nel mondo della finanza hanno un forte potere decisionale.



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