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''Perché Dio lo ha permesso?'', La grande sensibilità di p. Baravalle

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Tutti ricorderanno il forte terremoto del 26 dicembre 2004, seguito dal catastrofico tsunami, che ha colpito le aree di Aceh, Nias e Gunung Sitoli nell'arcipelago Indonesiano. Un'altra forte scossa era avvenuta a Pasquetta, 28 marzo 2005.

Nessuna missione guidata dai saveriani era stata particolarmente colpita, ma p. Vincenzo Baravalle, allora superiore dei saveriani in Indonesia, si attivò subito impegnando i missionari, gli studenti e le comunità cristiane nei primi soccorsi e nella ricostruzione. Anche i nostri lettori contribuirono generosamente ai vari progetti.

"...E io piangevo con loro"

Padre Vincenzo conosceva personalmente quelle zone: dal 1989 al 2001, era stato missionario proprio a Gunung Sitoli, una delle zone colpite da terremoto e tsunami. Vi era tornato nel 2005, per verificare la situazione. In una sua visita a Brescia, nel settembre di quell'anno, ci aveva detto: "Dopo il terremoto del 28 marzo, visitando Gunung Sitoli, ho incontrato tanta gente rimasta sola; ha perso parenti e amici, che anch'io conoscevo bene. Mi parlavano e piangevano, e io piangevo con loro. Anche per me è stata una grande sofferenza".

La sensibilità di p. Vincenzo è profonda e sincera. Lo porta a riflettere e a provocare: "Spesso noi sacerdoti abbiamo la tentazione di essere un po' «mestieranti»: dare i sacramenti, fare prediche e lezioni di religione..., ma senza un coinvolgimento personale. La comunità pastorale, invece, ha «un cuore solo e un'anima sola». In Indonesia questo aspetto l'ho scoperto molto più forte".

"Siamo la mano, il cuore di Dio"

Poco dopo il disastro, ci scriveva: "Tutte le nostre comunità hanno annullato le feste esterne di Natale, destinando i soldi all'aiuto. Non ci si domanda a quale religione appartiene la vittima o il sopravvissuto caduto in miseria. Dio è amore, e così noi stiamo celebrando il vero Natale nella solidarietà. Oggi siamo tutti chiamati a essere la Sua mano che aiuta, la Sua voce che consola, il Suo cuore che ama. È necessario pregare molto anche per noi missionari perché al di là dell'aiuto materiale, sia soprattutto la nostra testimonianza di fede a rispondere alla domanda tante volte espressa: «Se Dio è Padre, perché ha permesso questo?».

Le risposte sono ben diverse. Ci sono le interpretazioni assurde degli ulama: «Dio punisce gli islamici perché permettono ancora ai cristiani di vivere qui»! I sopravvissuti, con le lacrime agli occhi, parlano spesso del loro abbandono nelle mani di Dio che tutto sa e a tutto provvede. Pochi hanno intuito che Dio ci invita a una maggiore fraternità. Il Creatore affida il mondo all'uomo, chiamandolo a collaborare.

La tentazione è di dire: «Dio, dov'eri quando è successo?»; ma Dio ci risponde: «E tu, dove sei in questo contesto? Come ti collochi?».

Ha servito, amato e sofferto

Il superiore generale p. Rino Benzoni, appena ricevuta la notizia della morte di p. Vincenzo, ha scritto ai saveriani dell'Indonesia un messaggio di partecipazione "a questa perdita umanamente molto dolorosa". Testimoniando della sua intelligenza e intraprendenza missionaria, a servizio della missione e degli indonesiani "per i quali egli ha dato ogni giorno la sua vita per annunciare loro la Buona Novella", p. Rino descrive in modo semplice ed efficace il suo ultimo incontro.

"Ricordo i momenti che ho vissuto insieme a lui nella recente visita in Indonesia: egli ha voluto sempre accompagnarmi nonostante l'evidente fatica e sofferenza. Durante i viaggi ho avuto modo di parlare molto con lui di tante situazioni e di ogni confratello. Oltre al fatto di trovare un missionario contento della sua vita, mi ha colpito il suo rispetto per la storia personale di ciascuno. Mi diceva spesso che quello di cui più si era preoccupato durante il suo servizio come superiore era che ogni missionario potesse sentirsi accolto, ascoltato e amato, anche a scapito di tante altre esigenze. Non mi nascondeva che di fronte ad alcune situazioni aveva anche molto sofferto".

A p. Fernando Abis, succeduto a p. Vincenzo come superiore, è toccato seguire gli ultimi giorni di vita e organizzare l'ultimo viaggio del confratello. Dopo le due sante Messe di suffragio nella parrocchia Santa Maria di Fatima a Jakarta, p. Abis ha accompagnato la salma su nave fino a Padang, dove il missionario è stato sepolto, a fianco della casa saveriana. "Gli amici sono una corona immensa, con incessante pellegrinaggio. Molta è la riconoscenza, tante le lodi: vero e senza esagerazioni tutto quello che si dice di lui. Ne siamo consolati" - così scrive p. Abis dall'Indonesia.



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