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Lo spirito: Pellegrinaggio a Goma

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Sono contento di aver vissuto da vicino la Conferenza per la pace-sicurezza-sviluppo, che si è tenuta a Goma (R.D.Congo) dal 6 al 23 gennaio 2008. Mi ha ricordato il lavoro della "Commissione verità e giustizia" in Sudafrica, per superare l'apertheid e cominciare un nuovo cammino.

2008 3 Turazzi1Ho visto l'eredità dei vescovi martiri Munzihirwa e Kataliko. L'impegno a superare il conflitto, non con la forza delle armi ma con il dialogo, per arrivare alla pace durevole e alla riconciliazione per il bene di tutti è frutto dell'esperienza di vari gruppi della società civile e della scuola politica della non-violenza. Così mi è sembrato.

Protagonista è soprattutto la gente, con il carico di sofferenza della guerra e delle sue conseguenze, i milioni di morti di questi anni, la società civile organizzata, la resistenza ai signori della guerra e al tentativo di frammentazione del Paese da parte di potenze e gruppi economici esterni. Il metodo di lavoro della Conferenza ha lasciato alle spalle il regime dittatoriale di Mobutu e ha aperto chiaramente la strada della verità e del dialogo nella ricerca della coabitazione e della riconciliazione.

Tutti i problemi sono risolti? È già la pace?

Nessuno si illude. Ma un grande passo avanti è stato fatto. Così molti hanno detto. Le conclusioni impegnano tutti i partecipanti alla Conferenza davanti al tribunale della coscienza e alla comunità internazionale ad assumere responsabilità precise: il cessate il fuoco; riconoscere e ristabilire l'autorità dello Stato; una commissione tecnica mista per la sistemazione dei gruppi armati.

Le componenti maggiori dell'accordo sono: il governo, i rappresentanti delle varie tribù presenti nel territorio, i gruppi armati, la società civile, il settore privato (commercianti), le confessioni religiose, gli osservatori internazionali. La lista dei soggetti aiuta a capire la rete di contatti, di confronto e di dialogo, avvenuti nella fase preparatoria e durante la Conferenza, che ha permesso di affrontare con una certa serenità la realtà e i temi complessi della situazione orientale del Paese.

Alcune righe del diario, dell'inizio e della fine, possono aiutare a capire la lunga attesa, lo spirito di quei giorni e la gioia nella conclusione.

6 gennaio: apertura della Conferenza di pace

I rappresentanti delle comunità delle varie tribù e dei gruppi armati esprimono le loro denunce, le proposte e le opinioni. La tensione è alta, ma prevale il desiderio di parlarsi. Il dialogo, nella prima fase, porta a tirar fuori tutto ciò che è represso: le ragioni che hanno spinto a prendere le armi. È un primo passo.

La Conferenza è vista e si manifesta come uno spazio di "incontro". Da parte di molti prevale la volontà di arrivare alla pace. I giornali riportano gli aggiornamenti. Anche la televisione congolese segue i lavori con attenzione e informa sulle marce di sostegno alla Conferenza, la raccolta di fondi per gli sfollati, le preghiere ecumeniche, l'adorazione nelle chiese cattoliche.

Incontriamo alcuni amici. Ci dicono: "È una guerra di occupazione fin dall'inizio; gli interessi delle multinazionali per lo sfruttamento delle ricchezze sono troppo grandi. Carichi di cassiterite, coltan e armi arrivano e partono ogni giorno dall'aeroporto della città". "Ci saranno risultati veri dalla Conferenza? C'è chi fa la guerra come mercenario, e ciò che conta è il guadagno". "Sarà difficile la costituzione di un esercito nazionale; ma la sofferenza è troppo grande. Speriamo...". Questi erano alcuni dei discorsi ricorrenti.

La gente vuole la pace; ma è possibile?

Siamo con Massimo Toschi e Lisa Clark, rappresentanti della regione Toscana. La loro presenza e la loro esperienza è un vero dono. Ci collegano con i coordinatori della Conferenza di pace. Attraverso di loro sentiamo le difficoltà, le attese, le volontà per arrivare al cessate il fuoco e alla pace. C'è un disegno politico, ma occorre pazienza e intelligenza per arrivare a un dialogo tra le varie comunità che costituiscono questa società.

Giorno dopo l'altro la Conferenza si manifesta come un'esperienza storica per il popolo congolese. Là dove germoglia la pace è una ricchezza per tutti. Continuano le manifestazioni e le assemblee religiose a favore della pace. A Bukavu hanno cominciato a consegnare le armi. Per un mitra vengono date 10 lamiere: possono servire a coprire il tetto di una casetta. La gente batteva le mani a ognuno che consegnava le armi.

Il dialogo soprattutto mi è sembrato lo stile e la vera novità di questi giorni, oltre tutte le difficoltà e le resistenze. La volontà di dialogo apre al perdono fondato sul riconoscimento degli errori, sulla volontà di far scorrere la vita anche dove è passata la morte. Un perdono che permetta di ricominciare sulla base della giustizia, che riconosce la dignità della vittima e riapre al futuro.

"È possibile tutto questo?", molti si chiedono.

22 gennaio: le lunghe ore dell'attesa

Incontriamo i rappresentanti di giustizia e pace. Ci raccontano le trattative della notte per arrivare alla firma del "cessate il fuoco". Sono stanchi e tristi... Il vero soggetto dell'ostacolo si rivela lontano. Mi chiedo: perché l'intelligence non rivela con chiarezza i responsabili di tanta sofferenza? Oltre il generale dissidente Nkunda, c'è il capo di stato del Rwanda; dietro di lui, una lobby americana - così dicono varie persone che abbiamo incontrato.

Ma la partita resta aperta. Chi vuole la pace sta tentando l'impossibile. In città si vive un momento di grande amarezza. Il gruppo CNDP si rifiuta di sottoscrivere il "cessate il fuoco" e a molti sembra inutile il lavoro fatto in tutti questi giorni. Sono lunghe ore di attesa. La guerra continuerà?

Ore 20. Sembra impossibile! Ascoltiamo alla Tv l'annuncio ufficiale del consenso al "cessate il fuoco" e all'impegno per la pace da parte di tutti i rappresentanti dei gruppi armati presenti alla Conferenza: "Oggi 23 gennaio 2008 è chiusa la Conferenza per la pace, sicurezza e sviluppo. Siamo davanti al tribunale della coscienza. Assumiamo la responsabilità di attuare quanto ci siamo impegnati a fare". Così concludono il presidente della conferenza l'abbé Malu Malu e il presidente della repubblica Joseph Kabila. Un sogno si realizza: è stato fatto un passo grande verso la pace.



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