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Per la nuova evangelizzazione

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Mons. Bettazzi: ''una chiesa povera e libera''

Siamo ormai vicini alla celebrazione del sinodo dei vescovi sulla "nuova evangelizzazione" e all'apertura dell'anno della fede, che il Papa ha indetto per aiutare tutti a rinsaldare quella relazione fondamentale con Dio che chiamiamo fede. La fede è la fiduciosa consegna di noi stessi a Colui che può e sa guidare la nostra vita.

Cosa ci aspettiamo?

Che cosa uscirà dal sinodo dei vescovi non lo possiamo sapere. Speriamo che esso stimoli un impegno corale delle comunità cristiane per condividere con tutti la gioia di essere cristiani: sia con quelli che ancora non conoscono la speranza cristiana della Pasqua sia con quei nostri fratelli e sorelle che non la sentono più e che si sono silenziosamente allontanati dalla chiesa.

Così ci attendiamo che si ravvivi anche la coscienza missionaria del popolo di Dio e che la chiesa si rimetta coraggiosamente sulle strade del mondo per portare a tutti il vangelo del Regno, la lieta notizia cioè che Dio è all'opera in mezzo a noi e che ha vinto ogni nostra morte.

Vogliamo bene a "madre" chiesa

Non ci nascondiamo che questa speranza è per molto legata alla capacità della chiesa di rinnovarsi. Non solo di rifarsi il look, come una vecchia signora che vuol essere ancora piacente, ma di rinascere, di lasciarsi nuovamente generare - come diceva Gesù a Nicodemo - dal soffio dello Spirito, dalla Parola e dalla forza del mistero che essa celebra.

In questi ultimi tempi siamo stati spettatori di vicende e di fenomeni che provocano una caduta della credibilità della chiesa e che hanno fatto dire al Papa parole molto pesanti. Non possiamo chiudere gli occhi su questi aspetti dolorosi della nostra chiesa. Essa è e continua a essere nostra "madre": e per questo noi le vogliamo bene, ci impegniamo e preghiamo perché ritrovi il volto giovane e affascinante che aveva quando è nata dalla pasqua di Gesù.

Le tentazioni insidiose

Al momento dell'apertura del concilio Vaticano II, papa Giovanni nel suo indimenticabile discorso aveva messo sulle labbra della chiesa la parola di Pietro alla porta del tempio: "Non ho né oro né argento, ma ti do quello che ho: nel nome di Gesù Cristo Nazareno, alzati e cammina". La chiesa al suo nascere era una chiesa povera, di poveri e per i poveri.

E nel corso del concilio la chiesa ha riscoperto questa sua caratteristica: "Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. E quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, essa non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche con il suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione".

Questo splendido testo del documento conciliare sulla chiesa, troppo presto dimenticato, era il punto di arrivo di una riflessione cresciuta nel corso del concilio e che aveva raccolto molti consensi, grazie all'intervento di un grande padre conciliare, il card. Lercaro, che metteva in rilievo la necessità per la chiesa di vincere le suggestioni del potere e di combattere contro le tentazioni della società opulenta, che insidia in maniera pericolosa lo spirito e la pratica della povertà evangelica richiesta alla chiesa.

Una chiesa evangelizzata

Purtroppo e non solo nei secoli passati, la chiesa ha ceduto alla tentazione del potere e ha dimenticato la chiamata alla povertà evangelica. Oggi la crisi mondiale e quella che sta attraversando la chiesa richiedono con forza un ritorno alla "chiesa dei poveri". Che senso avrebbe progettare una "nuova evangelizzazione", se la chiesa non si lasciasse essa stessa evangelizzare dalla forza della Parola, dall'esempio del suo fondatore e dalla storia?

Una chiesa ricca, potente e imponente, che cede alla tentazione del prestigio, della spettacolarità e del trionfalismo, che vuole competere con il mondo, non solo non è credibile per il mondo d'oggi, ma non può pretendere di continuare la missione di Colui che "da ricco che era si è fatto povero". La dissonanza è troppo forte e il mondo la coglie come un'intollerabile incoerenza.

La "nuova evangelizzazione" richiede umiltà, l'umiltà di Dio.

Ce l'ha ricordato uno dei pochi padri conciliari ancora viventi, mons. Luigi Bettazzi che, alla domanda che cosa sia la "nuova evangelizzazione" ha risposto: "Una chiesa povera e libera".



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