Parole e azioni al servizio della pace
È importante per il cristiano fare attenzione a guerre, violenze, violazione dei diritti umani che sconvolgono popoli e nazioni, per non restare indifferenti a questi mondi sofferenti che dobbiamo portare nella nostra preghiera.
Il mese di gennaio ci offre l’opportunità di riflettere sul senso profondo della pace, affinché possiamo “disarmare i nostri cuori”, informarci un po’ di più su come realizzarla e magari impegnarci concretamente in una delle tante iniziative proposte.
La Chiesa moderna è sempre stata molto sensibile a contrastare la guerra, la violenza, il traffico delle armi. Già Papa Giovanni XXIII, nella sua enciclica Pacem in terris (11 aprile 1963) si esprimeva in questi termini: “L’arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoperandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica” (61).
Anche Papa Francesco considera la questione degli armamenti una delle sfide più urgenti da affrontare. La continua produzione di armi di ogni tipo e sempre più tecnologiche non conducono il mondo nella direzione della Pace. “Il commercio delle armi - afferma il Papa - ha l’effetto di complicare e allontanare la soluzione dei conflitti, tanto più perché esso si sviluppa e si attua in larga parte al di fuori della legalità” (Discorso agli Ambasciatori, maggio 2015). “La corsa agli armamenti, l’estensione delle proprie zone di influenza, le politiche aggressive a discapito degli altri non porteranno mai stabilità; la guerra non sa creare altro che miseria, le armi nient’altro che morte!” (Incontro interreligioso Abu Dhabi, 4 febbraio 2019).
C’è un cammino alternativo a quello delle armi, dice il Papa, ossia quello dell’incontro, del dialogo e della compassione. La guerra non porta alla pace, la fraternità invece sì. Nella sua prima udienza generale dopo il viaggio in Iraq, scostandosi dal testo preparato per la catechesi, Francesco si chiedeva: “Chi vende le armi ai terroristi che stanno facendo stragi in altre parti, in Africa per esempio? È una domanda, vorrei che qualcuno mi rispondesse!”.
È importante, dunque, “smontare gli spiriti”, “dissolvere la psicosi bellica”, “smilitarizzare il cuore dell’uomo”, invitando i credenti ad assumere la responsabilità che viene dalla nostra vocazione di Figli di Dio e dunque di fratelli e sorelle tra noi. “La risposta alla guerra non è un’altra guerra; la risposta alle armi non sono altre armi. La risposta è la fraternità!” Coltivare questo spirito ci aiuterebbe sicuramente a diminuire la paura dell’altro.
Ultimamente, il Papa non perde occasione per lanciare parole infuocate, per far crescere l’urgenza di un’azione etica globale: “Meno armi e più cibo, più vaccini e meno fucili!... La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male… Estirpare dai cuori l’odio e condannare ogni forma di violenza… Disarmare i nostri cuori e lasciare cadere le armi!”. Che questi richiami ci permettano di orientare il nuovo anno, affinché anche le nostre intenzioni, parole e azioni non siano a servizio della morte ma della vita.
Segnaliamo che gli Istituti missionari, facenti capo alle riviste Missione Oggi, Nigrizia, Mosaico di Pace, da alcuni anni hanno promosso una campagna di pressione verso le “Banche armate”: “Cambiamo mira! Investiamo nella Pace, non nelle armi”. L’obiettivo è creare una rete di coscienza per abituare i correntisti cristiani a fare mente locale su dove mettono i soldi e come li investono. Scegliamo una delle iniziative proposte in questo numero, per esprimere il nostro NO alla violenza armata e dare vita a un mondo di PACE.