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Padre Uccelli: in attesa di un segno

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Il 29 ottobre scorso abbiamo nuovamente celebrato la ricorrenza della morte del servo di Dio, p. Pietro Uccelli. È doveroso dire insieme una parola di ringraziamento a Dio, perché egli "ha fatto grandi cose per lui". E le ha fatte per noi.

Riassumo alcuni pensieri che p. Gianni Viola ha espresso durante la Messa, davanti ai devoti attenti.

Il dovere di "raccontare"

Nell'Eucaristia noi ringraziamo Dio, narrando le meraviglie che egli ha fatto per noi, attraverso la sua parola e il suo amore. Da qui scaturisce per noi anche il dovere di "raccontare" ciò che il Signore compie attraverso il suo servo, p. Pietro Uccelli. Molti ne rendono testimonianza.

Anche noi dovremmo sentire, in modo mistico e intenso, un sentimento di riconoscenza. Perciò abbiamo voluto ringraziare il Signore in modo sempre più convinto, per tutto ciò che egli ha fatto in padre Uccelli e continua a fare per noi. In pratica, è come dire: "Tu Signore sei grande, perché mi hai fatto questo, quello e quell’altro ancora".

Vogliamo raccontare ciò che abbiamo ricevuto in beneficio e, in questo modo, esprimere la nostra riconoscenza.

Noi non abbiamo dubbi che il Signore stia donando tante grazie attraverso l’intercessione di padre Uccelli. Le testimonianze che giungono da ogni parte confermano sempre più chiaramente che qui c'è "la mano di Dio". In tal caso, abbiamo solo il compito di riconoscerla e di proclamarla "raccontando".

Oggi, siamo solo in attesa di quel "segno", chiamato miracolo, che la chiesa esige come timbro da parte di Dio, perché la chiesa possa dichiarare, anche qui in terra, la gloria del suo servo p. Uccelli.

Un binomio inscindibile

Il rettore dei saveriani, p. Mario Giavarini, ha affermato che padre Uccelli e la diocesi di Vicenza formano un binomio inscindibile. "È difficile pensare a p. Uccelli senza pensare anche a Vicenza, perché proprio qui è il terreno in cui egli ha espresso la sua santità e ha testimoniato la presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Attraverso di lui, il Signore si è avvicinato alla gente semplice, che soffre ed è piena di fede.

Chi racconta p. Uccelli lo presenta come un prete povero, che correva in bicicletta da un capezzale all’altro per consolare, per guarire.

Ma padre Uccelli va anche oltre questa città. È un richiamo per la chiesa verso l’universalità, le missioni, la Cina. Lui aveva ancora la Cina nel cuore. Non vi è più tornato, ma ha formato molti giovani missionari per inviarli in Cina e in tutto il mondo".

Il volto del padre sorride, scolpito nella pietra bianca della tomba, e la sua mano si alza ancora a benedire nella sua posa tipica.

Veniamo ad accogliere la sua benedizione.



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