Padre Teodori, da Tivoli alla Cina
Era il decano venerabile dei saveriani
Il 12 aprile, in casa madre a Parma, il Signore ha chiamato a sé p. Franco Teodori. Con i suoi 94 anni, era il più anziano dei saveriani. Padre Luca ne ha ricordato alcuni momenti della lunga vita missionaria.
Padre Franco Teodori era nato a Tivoli il 3 settembre 1909. Nel 1925 lo troviamo nel seminario abbaziale di Subiaco, dove già da quattro anni stava frequentando il ginnasio. Nel luglio di quell’anno in seminario ci fu la visita del beato Conforti, allora vescovo di Parma.
Celebrò la Messa nel Sacro Speco e i seminaristi rimasero fortemente impressionati dalla pietà del santo vescovo e dall’omelia che pronunciò. Anche il seminarista Teodori ne rimane colpito; anzi quell’incontro con il beato Conforti segna per sempre la sua vita. Nel dicembre dello stesso anno Franco Teodori entra nell’istituto saveriano di Vicenza a compiervi l’ultimo anno di ginnasio.
L’ammirazione per mons. Conforti e p. Uccelli
A Vicenza incontra un altro santo, il servo di Dio p. Pietro Uccelli. Padre Franco è colpito dalla devozione con la quale quel sant’uomo celebra la Messa: trovarlo in chiesa a pregare al mattino presto e sapere che prolunga le sue preghiere alla sera anche dopo che i seminaristi sono andati a letto, è motivo di grande ammirazione. Lo entusiasmano poi i racconti che p. Uccelli fa della sua vita missionaria in Cina.
Nel 1926 Franco Teodori compie il noviziato a Parma e tra il 1927 e il 1933 frequenta il liceo e la teologia nel Seminario di Parma. Ordinato sacerdote il 29 ottobre 1933, per qualche tempo continua la sua attività, iniziata già da studente, di spedizioniere delle pubblicazioni saveriane.
In Cina: anni di grazie e castighi
Nel 1936 p. Franco parte per la Cina. Dopo un anno di studio della lingua, è mandato nel vicariato apostolico di Luoyang, come aiutante nella lontana missione di Shanchou. Siamo nel 1937 e i giapponesi hanno già cominciato a invadere la Cina. Nel 1938 avanzano nella provincia del Honan dove lavorano i saveriani. Il 13 maggio viene bombardata e distrutta la cattedrale di Zhengzhou e i giapponesi avanzano vittoriosi dappertutto.
Nel 1942 il governo cinese fa mettere in campo di concentramento i missionari italiani perché l’Italia era alleata del Giappone. Anche p. Teodori deve partire verso il sud. Trova riparo in una vecchia pagoda senza alcun aiuto, nemmeno per il cibo: devono provvedere da sé. Era l’isolamento completo: non scrivono e non ricevono lettere.
Solo nel 1945, a guerra finita, p. Franco scrive la prima lettera a sua madre: racconta dei cinque anni trascorsi in Cina, tra le angosce della guerra giapponese e le difficoltà del concentramento.
“Anni di immense grazie e di terribili castighi, di prove e di consolazioni. Se dovessi lasciar fare alla natura, dovrei riempire di lagrime questi fogli” – così scrive da Nanyang il 28 agosto 1945.
L’avanzata dei comunisti
Ritornati nella missione nel 1946, i saveriani hanno la gioia di sentire che il vicariato è stato eretto in diocesi. Teodori è nominato cancelliere e segretario del vescovo saveriano mons. Assuero Bassi. Dopo un anno di relativa calma, già dal 1948 comincia l’avanzata dei comunisti nell’Honan. Comunisti ed esercito nazionale si scontrano in battaglie furiose. Mons. Bassi dà ordine alle suore canossiane, a qualche missionario e sacerdote cinese in condizioni precarie di salute, di lasciare la diocesi e mettersi in salvo in zone più sicure.
Le suore cinesi, le teresine fondate da mons. Bassi, scelgono di restare per assistere i malati e i feriti all’ospedale. Il 10 marzo 1948 p. Teodori si accorge che i soldati nazionali hanno minato il campanile per farlo saltare: crollando avrebbe rovinato anche la cattedrale. Coraggiosamente p. Franco si intromette e riesce a convincerli di abbattere solo la parte superiore.