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P. Silvestro Volta (1910 - 1979): Saveriano, medico e scrittore

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Cenni biografici

Nato a Rivarolo Mantovano (diocesi di Cremona) il 26 febbraio 1910, dal seminario di Cremona a 19 anni Silvestro Volta entra nell'istituto saveriano di Parma, accolto da mons. Conforti. Ordinato sacerdote il 7 gennaio 1934, è inviato parroco a Capriglio. Missionario in Cina e poi espulso (1947 - 1951), svolge attività medica in Sierra Leone, Tanzania, Zaire e Brasile. Ha scritto monografie su temi pedagogici, filosofici e scritturistici, romanzi missionari, testi teatrali. Operato per una semplice ernia, muore per improvviso collasso cardiaco il 31 ottobre 1979 a Parma.

Gli amici di Rivarolo Mantovano hanno organizzato sabato 11 settembre un bel pomeriggio presso la casa madre dei saveriani a Parma, commemorando il loro concittadino p. Silvestro Volta. Un documentario realizzato in dvd dai sigg. Roffia e Bonfatti Sabbioni ha illustrato il carattere del missionario, laureato in teologia e medicina, uomo libero e creativo.

Già discepolo del Volta e professore di filosofia in Brasile, p. Domenico Costella ha tracciato una sintesi del pensiero filosofico di p. Silvestro. Io ho scelto di presentare l'anima e la visione missionaria di questo apostolo del vangelo attraverso la pratica medica, in Italia e nelle missioni.

Samaritano del buon umore

Padre Volta era una persona familiare a Parma: lo si incontrava zoppicante per strada o appariva sulla sua vecchia Cinquecento, targata Mantova. Sono passati trent'anni. Se si volesse fissare in un'icona la caratteristica della sua vita, dovremmo scegliere il Buon Samaritano: "Scese dal suo giumento, si chinò sull'uomo incappato nei briganti, versò olio e vino sulle ferite, e lo portò all'albergo...". Gente che egli non conosceva lo fermava per strada per chiedergli un aiuto, un appoggio, un consiglio.

Possiamo dire che la sua vita di prete cominciò nei "Capannoni" di Parma, le baracche al di là del torrente, che accoglievano le famiglie povere della città. Là accorreva p. Silvestro, portando una sporta di viveri o qualche indumento, e soprattutto la sua cordialità, condita di buon umore e sempre rasserenante. A volte rallegrava quella gente con i burattini, tra cui l'immancabile "Sandron", al quale ne capitavano di tutti i colori.

Missionario in 4 continenti

A Capriglio, un villaggio dell'Appennino Parmense a 1000 metri, trovò gente semplice e buona, e ne fu conquistato. I giorni e le persone del paese sono state fissate per sempre in un suo libro, dal titolo caratteristico: "Il volto di ognuno", a cui si poteva aggiungere: "e il cuore di un prete". Appunto lui, "il solitario" di cui si parla. In tempo di guerra, Capriglio divenne rifugio di partigiani e obiettivo di ripetute scorrerie dei tedeschi. Quanta gente p. Silvestro ha nascosto e salvato, perfino un fucilato, lasciato come morto e salvato in extremis!

Finita la guerra, p. Silvestro partì per le missioni. Fu medico in Cina, finché fu cacciato dai comunisti di Mao Zedong nel 1951. Sapendo che in Sierra Leone, nell'Africa occidentale, c'era bisogno di un medico per un ospedale appena fondato, vi accorse e si dedicò tutto alla cura dei malati (dal 1959 al 1961); ma ripetuti attacchi di malaria lo costrinsero a tornare in Italia.

Altre emergenze lo portarono nelle missioni del Congo e della Tanzania, e infine nell'Amazzonia Brasiliana, dove avrebbe voluto viaggiare lungo i fiumi su un battello-ospedale per soccorrere i malati. Il progetto restò nei sogni, ma è indice del suo animo generoso e dei suoi ideali senza confini.

Davanti alla tv e nella vita

Gli piaceva ridere e stare insieme. Era interessante vederlo seguire le partite di calcio alla tv. Si agitava, si alzava in piedi, si muoveva verso il televisore, incitava, insultava..., come se fosse nello stadio e i giocatori lo potessero sentire. Era buffo quando faceva previsioni. E finiva per aver sempre ragione, almeno con l'ultimo pronostico!

Quando assisteva a qualche dramma alla tv, s'immergeva nella vicenda da crederla vera. Commentava continuamente: "Vedi! Quello è proprio un mascalzone! Io non capisco come lascino girare certa gente..."; oppure: "Quello sta per morire; non vedi come ha il naso affilato?...".

Insomma, per lui tutto era vivo, tutto vero; tutto lo faceva soffrire o godere, secondo le circostanze, ma mai lo lasciava indifferente. Era così anche nella vita.



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