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p. Angelo Geremia, Ricordo: Stava bene nel sottotetto della casa

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Padre Geremia, padovano di S. Martino di Lupari, è morto a Parma il 3 marzo scorso, a 67 anni. Prima di essere missionario in Indonesia, è stato insegnante e formatore dei giovani aspiranti missionari a Vicenza e a Zelarino. Il racconto del prof. Carraro, ci regala alcuni tratti del saveriano, da tutti ricordato con affettuosa stima

2007 5 GeremiaRicordo con affetto padre Angelo Geremia. A Zelarino, ho trascorso accanto a lui oltre dieci anni di vita come insegnante. Altri descriveranno la sua luminosa figura. Io mi limito a qualche ricordo personale.

Mi ha colpito lo stato d’animo che traspariva dal suo comportamento quando, nel mese di settembre del 1974, nominato rettore della "scuola apostolica", ha lasciato la cameretta nel sottotetto della casa dei padri, per occupare "le stanze del rettore". Sembrava che sentisse disagio. Si è trasferito di stanza solo perché era un dovere, ma a malincuore.

Nel 1980, quando aveva terminato il suo mandato come "rettore", l’ho visto più disteso e sereno. Era felice di tornare al terzo piano, nella cameretta disadorna che aveva lasciato sei anni prima.

Il rettore alle prove di canto

Questo atteggiamento - me lo ha confidato in un momento di relax - era determinato dal fatto che non amava i primi posti, essere davanti agli altri. Mai avrebbe rifiutato l’obbedienza, ma erano la stanza grande e una maggiore comodità a creargli un certo imbarazzo.

Era una persona molto sensibile e schiva, pronta a raccogliere con il sorriso qualunque situazione la vita gli presentasse. Perciò, nella stessa comunità di Zelarino, egli è passato con disinvoltura e naturalezza da semplice padre e insegnante all’incarico di rettore, per poi di nuovo tornare all'insegnamento.

A me aveva affidato l’incarico di curare il canto liturgico della comunità. Ricordo che, nei sei anni in cui è stato rettore, p. Angelo è stato presente a tutte le prove di canto con gli aspiranti saveriani.

Diceva che quelli erano momenti preziosi per conoscere meglio le doti e l’indole di chi si preparava ad essere sacerdote missionario.

"Ho visto cose incredibili!"

Altro ricordo, per me indelebile, è l’intervista che padre Angelo mi ha rilasciato negli studi di "Radio Carpini San Marco" e più volte mandata in onda dalla Radio del Patriarcato di Venezia. Raccontava del suo primo impatto con la realtà missionaria, avvenuto nel 1983 in Brasile.

Immaginavo che un saveriano, che ha scelto di vivere in missione, conoscesse il mondo cui va incontro. Al contrario, per lui la realtà della città di San Paolo del Brasile si era presentata in modo del tutto inaspettato e "traumatico". Constatare di persona e toccare con mano due mondi che si lambiscono, ma che sono così persi, l'aveva sbalordito.

Dalla stanza in cui viveva, osservava palazzi grandiosi, strade larghe e piene di macchine, negozi sfarzosi... a diretto contatto con la triste realtà del quarto mondo: tende sgualcite, strade sterrate e sporche, bimbi svestiti in mezzo alle pozzanghere, animali e persone costretti a convivere in uno stretto recinto.

Mentre descriveva questa realtà, ricordo che padre Angelo si è interrotto più volte, colto dalla commozione. Continuava a ripetere: "Cose inaudite! Bisogna vedere per rendersi conto del contrasto così stridente!". Alla fine dell’intervista gli ho augurato: "Spero che in Indonesia, dove stai per andare, la realtà non sia per te così sconvolgente!".

Padre Angelo, così timido ma gentile e attento agli altri, era dotato di una sensibilità straordinaria e di un cuore grande. Per questo io lo rimpiango e lo ricordo con tanto affetto.



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