Novembre: “Mi ricordo che”
L’anno, il 2 novembre, andavo a visitare "quelli che" se ne sono andati a riposare nel Camposanto. Ora sono nel cuore di Dio. Passando tra le tombe, tornavano tanti volti e esperienze di vita. Lo stesso succedeva in Africa. Si andava a celebrare l'Eucarestia nel Campo dei morti. Qualche giorno prima si era tagliata l'erba e fatta pulizia. Poi, si pregava per chi ci aveva lasciato. Ma non c'era molto tempo.
Bisognava tornare alla vita di tutti i giorni. Cercare qualcosa da mangiare, andare a lavorare nei campi o a pescare nel lago, oppure a scuola. E poi la lotta quotidiana contro le ingiustizie e le violenze di chi aveva il potere. Non c'era tempo per pensare ai morti. Bisognava continuare a vivere, o almeno, a sopravvivere. La vita deve continuare. Ma non possiamo dimenticare chi ci ha lasciato. Un po' del loro sangue scorre nelle nostre vene. Il loro respiro ci dà la forza per continuare a vivere.
Ogni volta che guardavo negli occhi un bambino africano, dopo un po' riuscivo a capire chi era il padre. Nel suo volto c'era un raggio di luce che continuava a brillare da padre in figlio. Così guardando i volti sulle tombe del cimitero, possiamo, con il cuore aperto, vedere la luce dell'amore di Dio, che è uscita dal suo cuore e si è incarnata in ogni persona.
Mi ricordo che ...
Diciamo nel mese di novembre. Forse, dovremmo dire che... voglio anch'io trasmettere un po' della luce ricevuta da chi mi ha preceduto e illuminare vicini e lontani.