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"Non c’è altro comandamento più importante di questo"
(Marco 12, 28-34)

Siamo arrivati a meditare sulla pagina più importante di tutta la Bibbia? Direi proprio di sì. Anche perché lo dichiara esplicitamente Gesù stesso.

Del resto se è vero, com’è verissimo, che l’egoismo nella sua triplice mortifera diramazione di avere - godere - potere è la causa di tutti i guai, nell’individuo e nella società, sarà altrettanto vero che l’amore è la causa di tutti i beni.

Dice splendidamente san Tomaso: l’egoismo, con i suoi venefici influssi di morte, si deve chiamare un certo avvelenamento generalizzato; mentre l’amore, con le sue diramazioni di vita, si deve considerare un certo aggiustamento generalizzato.

È giusto dunque ritenere, come afferma il Concilio, che il grande precetto dell’amore è il principio del rinnovamento e del progresso del mondo intero. Si tratta del problema fondamentale del cosiddetto primato di Dio: nella vita privata e nella società, nel mondo del lavoro e in quello della scuola, nel mondo della politica e in quello del sindacato. Dio, cioè la fede, va dichiarata componente essenziale dell’agire - pensare - decidere.

Esattamente come, nella vita matrimoniale, è inconcepibile che lo sposo decida indipendentemente dalla sposa. Il governo della famiglia è, infatti, di natura binomiale. Così il primato di Dio nella conduzione della famiglia esige che Dio - Cristo - Vangelo entrino a far parte delle scelte e delle decisioni. Tale binomialità è una componente costitutiva, al punto che una decisione che prescinda da Dio ha la caratteristica del divorzio - adulterio.

Attenzione: il Creatore, quando entra in composizione dell’agire - pensare umano, non rovina ma aggiusta; non mortifica ma ridà vita; non frustra ma ringiovanisce; non deteriora ma perfeziona e sublima, protegge e difende. Insomma, per dirla splendidamente con il Concilio, separata dal suo Creatore, la creatura va a disintegrarsi nel nulla.

E mi vengono in mente i giovani pieni di vuoto del sabato sera.

Per dirla con Gesù, quanto più l’uomo bada al regno di Dio e alla sua giustizia, altrettanto meglio sta psicofisicamente, cioè non solo nell’anima ma anche nel corpo. Come dice il Manzoni, se l’uomo pensasse piuttosto a far bene che a star bene, finirebbe per stare anche meglio. Perciò quanto più l’uomo sarà dominato - soggiogato dal primato di Dio, tanto più autenticamente egli sarà grande; sarà cioè, per dirla con Teilhard de Chardin, compiutamente uomo.

Ci sono alcune fortunatissime persone che hanno avuto grazia di mettere sempre solo Dio al primo posto, cioè hanno amato per davvero con tutto-il-cuore, tutta-l’anima, tutte-le-forze. Sono quei veri grandi dominatori che hanno lasciato un’orma indelebile sul loro passaggio, perché avevano Dio dalla loro parte.

Mentre i poveri "napoleoni" sono andati a sfracellarsi a sant’Elena: sono larve di grandezza; grandi falliti - distratti - sbagliati; al posto di Dio hanno messo il proprio "io". Distrazione fatale!

Perciò concludendo e applicando-alla-vita, ci proporremo di chiedere a Dio, a Cristo, al Vangelo l’opinione su ogni aspetto concreto di vita.

Il primato di Dio implica che la domenica sia il giorno del raduno eucaristico, dell’esercizio della fraternità - sacramento, della parrocchia - comunità; implica uno spazio nella giornata per lo studio - meditazione - preghiera sulle letture bibliche del giorno.

Il primato di Dio implica l’Eucaristia quotidiana come bisogno del cuore, come benessere psicofisico, come conforto alle tribolazioni della vita. Senza l’Eucaristia i giovani e le giovani coppie, oggi, non si possono salvare - difendere da un’ipnosi del sensibile così galoppante.

Il primato di Dio è una scelta urgente. Oggi il credente o è mistico o non è credente.



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