Nella bufera in cerca di pace: Maria Luisa, storia congolese
La cronaca quotidiana in Kivu, la regione congolese confinante con il Burundi e il Ruanda, registra le solite notizie: villaggi distrutti, popolazione in fuga, i "signori della guerra" che proseguono il loro triste mestiere.
Mi ha confortato l'incontro con Maria Luisa, l'amica fedele incontrata tanti anni fa nelle foreste del Manyema. Sempre sorridente, allora giovane vedova con due figli a carico. La ricordo seduta davanti a me, durante le sessioni catechetiche che organizzavo in villaggi diversi. Lei veniva, incurante dei disagi del viaggio. Durante la stagione secca percorreva anche 65 chilometri per seguire la scuola biblica.
Uova e arance in regalo
La guerra sconvolse quella zona e Maria Luisa fu costretta a fuggire con la sua bambina. Settimane affannose in cerca di un luogo sicuro, e finalmente l'arrivo a Uvira - 400 chilometri di distanza - dove riuscì ad acquistare un fazzoletto di terra.
Appena seppe del mio ritorno, venne a trovarmi portandomi in regalo uova e arance, come aveva sempre fatto. Mi raccontò delle quattro nipotine, lasciate da suo fratello ucciso dai militari, e dalla cognata tornata alla sua terra d'origine nel nord Kivu. Mi raccontò del tutsi ruandese che l'aveva svegliata di notte implorando asilo; in quel tempo quella gente era ricercata. Furono due giorni da incubo perché chiunque avesse osato dare rifugio a quella gente sarebbe stato massacrato con tutti i suoi. "Ma come potevo abbandonare quel poveretto che somigliava tanto a Cristo?".
Adesso, la sua capanna di paglia è diventata una casetta di mattoni crudi, con il tetto di lamiera, e le due stanzette sono aumentate. Ai quattro orfani si sono aggiunti altri poveri che vanno da lei perché sanno di poter contare sulla sua accoglienza.
Il Congo a piedi da nord a sud
Mi raccontava tutto questo sorridente per la gioia di rivedermi, mentre mi serviva il pranzo preparato in mio onore. Attendevamo il ritorno di Guglielmo, il primogenito, alle prese con gli ultimi periodi di tirocinio all'ospedale di Lumumbashi dopo sette anni di studi medici.
Guardate un po' la mappa del Congo. Cercate a nord la città di Kisangani. Là il figlio di Maria Luisa era finito in cerca di una scuola durante gli anni della guerra civile. Dopo quattro anni, con il diploma in tasca, era sceso fino a Bukavu, a piedi, per completare la formazione. Da lì arrivò da me a Luvungi, sempre a piedi. Mi implorò di continuare a pagare le tasse scolastiche per altri due anni, fino alla laurea, nell'università di Lumumbashi. Quanto al viaggio di ritorno avrebbe pensato lui: 1.500 chilometri! Prevedeva di farcela in un paio di mesi. Qualche tempo fa mi annunciò trionfante l'esito felice del suo primo intervento chirurgico su una paziente bisognosa di parto cesareo.