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Nel ricordo di p. Marco Mattiazzi

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fri 3 Mattiazzifri 17 MattiazziIl 1° maggio, nella piazzetta della chiesa di San Giovanni al Natisone, eravamo in tanti per scoprire una targa, ma soprattutto per celebrare lo spessore spirituale e il percorso umano di p. Marco Mattiazzi. Il comune ha voluto intitolargli questo spazio in ricordo della sua giovane vita, donata in Bangladesh al servizio del Vangelo. P. Marco è salito al cielo il 5 settembre 1998.

Nel 1982, a 14 anni, p. Marco scriveva: “Il sogno per me è che tutti si rispettino gli uni gli altri, e non ci siano i grandi che sfruttino i più poveri. Per esempio, si dovrebbe cessare di fare armi e di armarsi continuamente… Anche se non diventerò sacerdote, almeno cercherò di donarmi agli altri, andando in missione come laico ad aiutare i più bisognosi, perché come diceva Gesù: «Chi perderà la vita per causa mia, la riceverà, e chi la acquisterà qui in terra, in cielo la perderà»”.

P. Carlo di Sopra, missionario in Sierra Leone, così lo ricorda: “Ho conosciuto Marco alle medie a Udine. Era un ragazzo molto semplice, non amava farsi notare. Era sempre sereno e sorridente e anche arguto, pronto a battute originali. Non si arrendeva mai, nello studio come nello sport. Partecipava sempre a tutte le attività della comunità e per questo era benvoluto da tutti... Era poi sempre molto interessato quando passavano i missionari e ci raccontavano delle missioni. Marco era una bella presenza, di quelle che portano serenità ed entusiasmo”.

P. Michele Carlini, suo compagno di scuola, ora missionario in Sierra Leone, scrive: “Marco ha pregato moltissimo. Nemmeno negli anni difficili delle superiori ha tralasciato la preghiera. Amava la Bibbia e lo trovavo spesso in chiesa. Quando tornava da Londra o dal Bangladesh mi portava vari regali, perché ci teneva che le persone fossero felici. Stare con lui dava sicurezza. Aveva il senso delle cose pratiche e sapeva affrontare situazioni diversissime. Nel 1996, ha servito alla messa del Papa nella Basilica di San Pietro, in occasione della Beatificazione di Mons. Guido Maria Conforti, Fondatore dei saveriani”.

Ancora studente di Teologia, Marco è stato inviato in Bangladesh, per avviarsi alla vera vita missionaria. P. Filippo Rondi, lo ha incontrato a Chittangong nel 1996: “Ho ammirato moltissimo Marco che ha scelto con totalità la missione di annunciare il Vangelo ai lontani e ad essa ha regalato la sua vita. Egli è stato soprattutto un vero uomo di Dio, un innamorato di Gesù”.

Nel 1997, di rientro dal periodo formativo in Bangladesh, Marco scrive al Superiore Regionale: “Ciò che mi spinge a chiedere di essere ordinato sacerdote è che sento molto forte nella mia vita il desiderio di donarmi completamente al Signore per il servizio e la cura pastorale dei fratelli. Sento, inoltre, quanto sia indispensabile aiutare la gente, anche attraverso semplici parole e gesti. Per me, diventare sacerdote è una grande gioia ed un’immensa grazia del Signore; ora vedo avvicinarsi concretamente questo traguardo che non è un punto di arrivo, ma di partenza…”.

Gabriella, sorella di p. Marco, conserva un ricordo bellissimo della Prima Santa Messa: “È ancora vivo nel mio cuore e nella mia memoria la gioia raggiante e coinvolgente che Marco sprizzava dagli occhi e irradiava dal volto; era felicissimo di essere arrivato alla vetta del monte, verso il quale il Signore lo aveva preparato fin da piccolo”.
P. Giovanni Gargano, missionario con lui in Bangladesh, scrive: “Ringrazio il Signore per averlo avuto come fratello della famiglia saveriana. Il suo entusiasmo, la sua sincerità e il suo desiderio di donarsi agli altri sono indimenticabili. Il suo esempio sia di riferimento, affinché altri giovani possano dedicare la propria vita a Dio nella gioia di servire e amare gli altri nella gratuità”.

P. Roberto Salvadori, ora in Congo RD, ha percorso con p. Marco tutti gli anni della formazione, cominciando dalle Superiori. “Caro Marco, ci conosciamo dagli anni delle superiori a Zelarino. Quante cose fatte insieme fin da allora! Quante “sfide” sul campo di calcio, tu portierone ed io attaccante, una passione che abbiamo sempre condiviso. E i giri in moto per andare nelle parrocchie attorno a Mestre, dove facevamo l’apostolato. Quindi gli anni della teologia a Parma… Marco, “Ciccio”, per la tua stazza, la simpatia, la vocina, per il tuo modo di essere! Persona semplice, buona, determinata e soprattutto generosa! Sei un fratello, un amico, un intercessore! Eri entusiasta e convinto della tua vocazione e del bisogno di portare Gesù a tutti! Il 5 settembre 1998, la notizia della tua salita al cielo. Ero a Kampene, una missione in foresta, e per l’occasione ti ho scritto una canzone che ho cantato con le lacrime ai Vespri, per esprimere la gratitudine a Dio per averti messo al mio fianco e per avere camminato insieme… Ogni 5 settembre, mi ritorni in mente e continui a camminare con me! Grazie di ciò che sei stato e continui ad essere. Intercedi per ogni missionario, perché possa essere uno strumento nelle mani di Dio, come lo sei stato tu. E arrivederci un dì”.

Caro p. Marco, ora che questa piazzetta porta il tuo nome, sii sempre attento, perché sia sempre un luogo di incontri sereni e fraterni, che invitino ad andare a Gesù, nostro unico Salvatore. E in questa bella chiesa del tuo paese tutti trovino il coraggio di vivere e di lottare per il bene e la gioia della nostra vita.



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