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Le cure mediche dell’albularyo

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Una frase che qualunque popolo ad ogni latitudine sottoscrive pienamente è questa: “Quando hai la salute, hai tutto!”. La malattia, la sofferenza, toccano la nostra vita e cerchiamo disperatamente tutte le vie per guarire. In Italia, il sistema sanitario nazionale offre la possibilità di curarsi gratuitamente. Ci lamentiamo delle disfunzioni in cui qualche volta incorriamo, ma in altri Paesi, e tra questi le Filippine, l’ospedalizzazione nelle strutture pubbliche può essere alquanto difficile.

I pazienti e i loro familiari sono costretti a provvedere per le medicine e il cibo. Chi ha i soldi può rivolgersi alle strutture ospedaliere private, che offrono un servizio migliore. Negli ospedali privati, la prima cosa che chiedono è la tessera dell’assicurazione sulla salute. Se non hai l’assicurazione, ti invitano gentilmente a rivolgerti ad un altro ospedale, anche se è un’emergenza! In queste situazioni non è raro che le persone, specialmente le meno abbienti ricorrano all’albularyo.

Lo scorso giugno abbiamo accompagnato un amico dall’Italia che lavora alla Rai e che sta realizzando dei documentari per il Festival della Missione che si terrà a settembre a Milano. Siamo riusciti, attraverso amicizie e la Caritas di Manila, a visitare un quartiere vicino al porto di Manila dove vivono circa 100mila persone: una città in un fazzoletto di terra! Accompagnati da alcune volontarie, ci siamo infilati in una sorta di tunnel, che costeggia il lungomare. A destra e a sinistra, casette in cui vivono decine di famiglie. Potevamo vedere tutto quello che succedeva dentro. No privacy. Con la paura di sbattere la testa, ho percorso 300 metri semicurvo. Ad un certo momento abbiamo girato a destra, infilandoci in una stradina costeggiata da casupole in cui si affacciavano di tanto in tanto negozietti che vendono patatine, crackers, bibite... Percorsi circa 100 metri, abbiamo girato ancora una volta a destra e siamo arrivati alla casa dell’albularyo.

Siamo entrati nella casa ben illuminata e piena di oggetti, i più disparati. Un uomo sulla quarantina ci ha accolto con grande gentilezza. Ci siamo seduti su una sorta di panchina e ho finalmente iniziato a guardarmi in giro. Tra croci, statuette di santi e di buddha, bottigliette di pozioni “magiche”, una colomba pendeva dal soffitto, segno dello Spirito Santo. Su una delle pareti c’era un poster su cui si leggevano le parole paradiso, purgatorio e inferno, scritte in maniera artistica e accompagnate da qualche miniatura. Ma la mia attenzione è caduta su una lavagna in cui si distinguevano tre diverse lingue. Lui ci ha spiegato che erano la lingua samaritana, la lingua filippina antica e il “linguaggio magico”. Per dimostrare che conosceva queste tre lingue ha voluto scrivere il mio nome.

La conversazione è stata lunga e interessante. Una cosa mi ha colpito: quando gli ho chiesto, come è il suo rapporto con Gesù, mi ha risposto riportandomi il brano del Vangelo dove i discepoli vanno da Gesù e gli dicono: “Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci” (Lc 9). Il Signore gli ha riposto: “Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi”. Sono rimasto stupito della sua citazione. Mentre stavamo conversando sono arrivati una ragazza ed un ragazzo. Lui aveva la febbre. Abbiamo assistito dal vivo al modo in cui ha cercato di comprendere la causa della malattia che lo affliggeva. Utilizzando delle candele e una pietra vulcanica, ha fatto passare il palmo delle sue mani sulla testa del ragazzo e ha soffiato sulla pietra vulcanica diverse volte. Alla fine gli ha detto che la malattia non era dovuta al malocchio di un’altra persona o a fattori naturali, ma era dovuta ad un’infezione urinaria. L’ha consigliato di andare dal dottore. I due, dopo aver lasciato un’offerta, se ne sono andati via rilassati in volto.

Cosa pensare? Lui ritiene di aver ricevuto un dono speciale da Dio, dopo aver avuto un cancro alle ossa in giovane età. Come altri albularyo, nel trattare i pazienti, combina pratiche tradizionali che risalgono al periodo pre-ispanico e pratiche cristiane (preghiere, giaculatorie e parole in latino). Ci raccontava che il nonno gli ha insegnato e trasmesso molti degli insegnamenti che utilizza. Lui cerca di soccorrere le persone ammalate con questo talento che Dio gli ha dato. Tra gli albularyo, ci sono chiaramente degli individui che sfruttano la situazione per arricchirsi. Però ve ne sono altri che non chiedono nulla, dimostrando l’intenzione sincera di voler aiutare il prossimo.

Razionalmente parlando, potremmo dire che sono degli impostori, dei ciarlatani e ingannatori. Dall’altro, non dimentichiamo che Gesù ha dato ai suoi discepoli il potere di guarire gli infermi, di prendersi cura di loro. Ha chiesto e chiede anche a noi di avere fede in colui che può guarire. Quante sono le situazioni di malattie incurabili, di grande sofferenza.
Una lezione che faccio mia alla luce di questo incontro inconsueto, è che la fede nel Dio della vita può guarire dalle malattie le persone che amiamo e anche noi. Quanto è solida la nostra fede?



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