Natale e il mistero della pace
Sono passati 22 anni, ma questo articolo sembra scritto per i nostri giorni!
In questi mesi abbiamo sentito risuonare rumori di guerra, ma anche tanta richiesta e speranza di pace. Il Natale che si avvicina è il “mistero della pace” (san Leone Magno). Il prossimo Capodanno celebreremo ancora una volta la Giornata mondiale della pace. C'è ancora spazio e ha ancora senso per noi cristiani e missionari parlare di pace?
La missione consiste nell’annunciare Gesù Cristo a chi non lo conosce. Con tutti i mezzi moderni di comunicazione, si potrebbe pensare che basterebbe mettersi a diffondere Bibbia e Vangelo, oppure video con la storia di Gesù, o ad attivare siti internet con l’annuncio della salvezza… Se così fosse, basterebbe affidarsi ad una buona compagnia pubblicitaria che, con i suoi esperti, trovi i metodi più convincenti, i tempi di miglior audience o gli spot più attraenti. Basterebbe davvero? Certamente no.
Il Vangelo e la Chiesa hanno bisogno di persone che testimonino, con la loro vita prima che con i mezzi, la fede in Colui che “è la nostra pace" (Ef. 2,14), Colui che fa convivere nella pace e nella giustizia persone di nazionalità, culture e provenienze diverse.
E allora ecco che i missionari vanno ad annunciare la pace in mezzo ai popoli. Testimoniano che, in assenza dell’annuncio del Vangelo della pace (Atti 10,36), la legge della giungla rischia di prevalere, la prepotenza si fa più forte, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, i deboli soccombono. Per questo, insieme all’annuncio del Regno di Dio e della conversione, denunciano l’ingiustizia, ogni forma di terrorismo e soprattutto la guerra, che è la somma di tutte le ingiustizie, delle violenze e del terrorismo. Lo vanno dicendo ovunque. Questo, da una parte conforta i poveri che si sentono sostenuti, ma disturba coloro che vivono delle guerre e traggono profitto dalle situazioni di ingiustizia. Costoro non vogliono essere disturbati…
Annunciare il “Vangelo della pace” diventa sempre più esigente e, in alcuni, fa sorgere la domanda: “Ma è proprio necessario che i missionari si avventurino in questo terreno minato? È proprio questo il loro compito? Siamo sempre più convinti che non facciamo politica ma annunciamo il Vangelo; siamo convinti che la Chiesa non è solo quella della pace celeste, ma quella che continua sulla terra a soffrire e morire insieme al suo Fondatore… Parafrasando una celebre frase di Paolo VI, possiamo affermare che “la pace è il nuovo nome della missione”. Buon Natale! E che il 2024 sia per tutti un anno di pace!