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Natale Asiatico: Natale in Indonesia

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Finita la Messa di Natale al centro della missione, con i cristiani che provengono da diverse etnie, subito mi preparo per un viaggio di 130 chilometri, per celebrare il Natale assieme ad altre comunità ai bordi della foresta. La strada è ancora di terra battuta e intrisa di petrolio pompato dalla compagnia petrolifera. Mi accompagna un cattolico americano con la sua macchina.

L'albero rivestito di tagliatelle

Arrivo che è quasi mezzogiorno. I fedeli sono tutti di etnia batak, gente venuta dal nord Sumatra in cerca di terra e di un futuro per i figli. Dai vari villaggi si sono riuniti nella chiesa più centrale, nei loro abiti migliori. Alcuni hanno camminato più di un'ora sotto il sole dell'equatore, tirandosi dietro i loro bambini. Alcune donne sono incinte; altre con un bambino appeso dietro le spalle.

È Natale: la chiesetta non ha quasi niente di nuovo, rispetto alle altre volte in cui ci incontriamo: tetto di lamiera, pareti di tavole tagliate rozzamente nella foresta, pavimento di terra battuta. C'è solo un particolare aggiunto: l'albero di Natale, tipico dei poveri che si arrangiano e sanno che il Signore guarda a ben altro. L'albero è un ramo sfrondato; le foglie sostituite con lunghi ritagli di giornale o sacchi di cemento, come tagliatelle di carta che penzolano e coprono tutto il ramo così da formare un alberello... speciale.

Durante la Messa il coro delle mamme e delle ragazze, a piedi nudi attorno all'albero, canta con gioia e con voci melodiose. Le mamme, con un piccolo appeso dietro le spalle, cantano e dondolano il bambino come tante belle Madonne. Sono canti natalizi tradizionali in lingua indonesiana.

Pochi fronzoli ma tanta fede

Non è certo il Natale freddo o bianco di neve, qui all'equatore. Ma è un Natale profondamente biblico e teologico, perché si respira la gioia semplice di Dio onnipotente, sceso al loro fianco, e che loro sentono profondamente presente. Anch'io assaporo le parole di un contadino che mi dice: "Pastor, devi venire più spesso; abbiamo fame dell'Eucaristia". È Natale vero e profondo: pochi fronzoli, ma tanta fede!

E poi il pasto comune. Sono tre comunità che hanno speso un po' di soldi per godere questo pasto insieme. Ero sicuro che avrebbero servito il sasak, cinghiale cotto nel sangue e riso, un piatto molto saporito e piccante. Ma a parte il buon cibo, ho goduto nel vedere la gioia dei fedeli, giovani e adulti, nel trovarsi insieme e gustare un pasto che raramente hanno nella loro vita quotidiana.

"Dio si è fatto Carne...", ed è contento di essere fra loro. Questi semplici fedeli, in mezzo a tanti villaggi non cristiani, annunciano come i pastori la buona notizia di quel fatto meraviglioso dell'Onnipotente che è diventato come loro, unendoli e rendendoli felici anche grazie a un bel piatto... di sasak, cinghiale e riso!



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