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Missioni Notizie: La chiesa non sta a guardare

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Burundi: appello dei vescovi. “È necessario che i politici frenino la lingua, che non tengano discorsi per dividere i cittadini e che considerino prima di tutto il dialogo e le priorità della popolazione”. È l’appello lanciato dai vescovi del Burundi sulla crisi politica del Paese. I vescovi hanno apertamente criticato i capi di tutti i partiti, colpevoli di acuire le tensioni, lanciandosi accuse trasversali sui mass media. I vescovi esprimono preoccupazione anche per il dialogo con i ribelli, che sembra si sia nuovamente arenato. “I capi delle formazioni politiche devono rivaleggiare al fine di stabilire la vera democrazia in modo che il vincitore non si accanisca sul vinto e quest’ultimo non causi disordini per non ritardare il progresso nazionale”.

  • Un milione di euro per l’Asia. La chiesa italiana ha partecipato al dolore delle popolazioni colpite dalle piogge monsoniche che hanno devastato Bangladesh, Pakistan, Nepal e India provocando la morte di molte persone nel sud dell’Asia. Per far fronte alle prime emergenze e ai bisogni essenziali delle persone colpite dalle devastazioni, la Cei (Conferenza episcopale italiana) ha stanziato un milione di euro dai fondi derivanti dall’otto per mille.

In Bangladesh, le piogge hanno flagellato soprattutto le regioni del nordest, Mymensingh e Sylhet, provocando danni rilevanti (raccolti distrutti, case afflosciate, strutture in mattoni collassate). Milioni di persone hanno perso tutto il poco che avevano per vivere.

Uomini nuovi

  • Congo RD: il vescovo di Kindu. Domenica 22 luglio, è stato ordinato il nuovo vescovo di Kindu. Alla cerimonia hanno partecipato anche p. Marco Campagnolo (nella foto) e p. Giuseppe Dovigo che racconta l’evento. “La celebrazione è all’aperto e la folla immensa. Molti vestono il pagne con il ritratto del nuovo vescovo. Mons. Willy Ngumbi ha 42 anni, primo vescovo della tribù lega, fa parte dei missionari d’Africa di mons. Lavigerie (padri Bianchi). Lo ricordo come mio alunno in filosofia nel 1985. Ora, è seduto sulla cattedra nuova, con lo schienale molto alto. Dal seggio vescovile guarda la marea di gente. Si fa serio. Pensa al lavoro che l’aspetta, alle 18 parrocchie di cui nove sono senza prete, ai suoi 20 sacerdoti, alle necessità umane, sociali e religiose di questa comunità di cui è il nuovo pastore. “La mia porta di casa è aperta - annuncia nell’omelia - ai piccoli e ai grandi, ai giovani e agli anziani, ai cattolici e ai non cattolici, ai poveri e ai ricchi…”. Nel disegno dello stemma s’intravede il grande fiume Congo (l’ambiente di Dio), una capanna luminosa (la città dell’uomo), una palma feconda (il lavoro) e la croce che salva“.            
  • Mons. Ravasi per la “cultura”. È mons. Gianfranco Ravasi, finora prefetto della biblioteca ambrosiana, il nuovo presidente del pontificio Consiglio della cultura. Nato a Merate, in provincia di Lecco 65 anni fa, mons. Ravasi succede al cardinale Paul Poupard. “Colgo questa nomina con sorpresa - ha detto mons. Ravasi. Il pontificio Consiglio ha celebrato quest’anno i 25 anni della sua esistenza, quindi ho la necessità di conoscere tutti i percorsi e le attività, in modo da poter iniziare un nuovo itinerario e un nuovo progetto. La prima tappa perciò è, come sempre, conoscere per poi agire”.

Una storia speciale

  • “Sono prete grazie a Madre Teresa”. Nel 1985, Kinley Tshering, un giovane nato da una famiglia imparentata con quella reale del Bhutan, si ritrovò seduto accanto a Madre Teresa in aereo. Da quell’incontro la sua vita cambiò: “mi convinse che avevo una vocazione religiosa e nessuno riuscì a fermarmi”. Malgrado l’opposizione del padre, Kinley si fece battezzare e nel 1995 diventò il primo e unico sacerdote cattolico bhutanese. Oggi è un padre gesuita, rettore della scuola San Giuseppe in India e spera che le riforme politiche, annunciate per il 2008 dal re del Bhutan, gli permettano di rientrare nel suo Paese e di esercitarvi il ministero sacerdotale. I cristiani residenti in Bhutan sono stranieri e si possono contare sulle dita. “L’atteggiamento anticristiano è andato smorzandosi - spiega p. Kinley - anche se non è ancora autorizzata la costruzione di chiese. A nessun sacerdote cattolico straniero è concesso il diritto di risiedere nel Bhutan, dove il buddhismo è religione di stato, anche se la famiglia reale è molto tollerante verso il cristianesimo”.


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