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Missionario per sempre: Riflessioni per il 60° di sacerdozio

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Giovedì 10 marzo ho celebrato il 60° anno di vita sacerdotale e missionaria, che è per sempre, in eterno! Un'intima gioia e soddisfazione invade la mia anima per essere stato fedele a Cristo, pur zoppicando nella fragilità umana. Qualcuno mi chiede come definisco la mia vita. Rispondo che mi sento di natura missionario, consacrato più ad andare che a restare. A braccia alzate, con l'ostia e il calice in mano, ma con i piedi a terra in cammino, mi fermo là dove si ferma il cuore, nelle capanne di terra e fango del Bangladesh.

"Diventa un predicatore!"

Il giorno della mia ordinazione mi sono sentito più missionario che sacerdote. A Villaverla, mio padre aveva capito bene la mia vocazione; mi diceva: "Va', tu devi essere un predicatore!". Gli rispondevo che il mio interesse era diventare santo. E lui ribatteva: "Che tu sia santo è un affare che interessa te; a me interessa che tu diventi un predicatore!".

Questa dichiarazione è stata ed è la formula di consacrazione per la mia vita missionaria in Bangladesh.
Oggi devo dare ragione a mio padre: ho capito che la mia santità è la missione, una santità che nella mia vita di annuncio si esprime in modo strano: la vita cristiana che entra nella vita bengalese, e la vita bengalese che entra nella vita cristiana!

"Rigon qua! Rigon là!..."

Non so che cosa pensasse mio padre dicendomi che dovevo diventare "predicatore". Immaginava forse la vastità della mia missione, come si è realizzato fino ad ora? In effetti oggi i miei ascoltatori non sono solo cristiani. Sono entrato nel campo della vita civile, culturale e letteraria del Bangladesh. Per questo, riesco ad accedere anche alle varie televisioni del Bangladesh, sono invitato a diversi incontri civili, culturali e letterari, dove il pubblico è quasi interamente non-cristiano.

Da loro sento ripetere espressioni che escono dalla mia bocca, quando parlo nei vari incontri. Ciò vuol dire che forse ho colto nel segno. Qualcuno, sorride e dice: "Apri il giornale e trovi p. Rigon; accendi la televisione e appare p. Rigon...!". Cose inimmaginabili! Ma forse l'aveva immaginato mio padre... Nelle vesti di Cristo, mi presento al pubblico del Bangladesh. La gente ascolta e gioisce! E questa è "predicazione" a un popolo non cristiano.

Rivolgo lo sguardo al cielo

E c'è un fatto strano. Chi mi ha aperto la strada per proclamare la Parola di Dio ai "gentili" del Bangladesh, non è stato un vescovo o un cristiano, ma un giovane scrittore e giornalista musulmano, Kabbo Kamrul di Shelabunia, il villaggio dove io vivo la mia vita missionaria.

È la prova che quando arriva Cristo le porte si aprono a tutte le persone del genere umano.

Riconoscente a Dio e a quanti hanno costruito e formato la mia vita, rivolgo il mio sguardo verso il cielo!



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