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Messaggio per ottobre: ''Far risplendere la Parola di verità''

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Il messaggio del Papa per la giornata missionaria mondiale richiama alcuni fatti importanti. Quest'anno ricorre il 50° anniversario dell'inizio del concilio Vaticano II; siamo alla vigilia dell'apertura dell'anno della fede e del sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Tutto questo concorre a riaffermare "la volontà della chiesa di impegnarsi con maggiore coraggio e ardore" nella missione, affinché il vangelo giunga fino agli estremi confini della terra.

Concilio dell'universalità

Il concilio è stato un segno luminoso dell'universalità della chiesa. Per la prima volta i vescovi provenivano dall'Asia, dall'Africa, dall'America Latina e dall'Oceania, e non solo dall'Europa e dal Nord America. Vescovi missionari e autoctoni, pastori di comunità sparse tra popolazioni non cristiane, animati dalla passione per la diffusione del regno di Dio, hanno contribuito a riaffermare la necessità e l'urgenza dell'evangelizzazione dei non cristiani e a rimettere in luce la natura missionaria della chiesa.

Questa urgenza non è venuta meno, anzi oggi si ripropone in modo nuovo perché gli uomini che attendono Cristo "sono ancora in numero immenso e noi non possiamo restarcene tranquilli, pensando ai milioni di nostri fratelli e sorelle, anch'essi redenti dal sangue di Cristo, che vivono ignari dell'amore di Dio" (Giovanni Paolo II).

La fede "missionaria"

Benedetto XVI, indicendo l'anno della fede, scrive che Cristo "oggi come allora, ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo vangelo a tutti i popoli della terra". Per la chiesa, infatti, la missione non è "un contributo facoltativo, ma il dovere che le incombe per comando del Signore Gesù. Sì, questo messaggio è necessario. È unico. È insostituibile". Così affermava già Paolo VI.

Abbiamo bisogno quindi di riprendere lo stesso slancio apostolico delle prime comunità cristiane che, anche se piccole e indifese, furono capaci con la testimonianza e l'annuncio di diffondere il vangelo in tutto il mondo allora conosciuto. Anche oggi la missione ad gentes deve essere "il costante orizzonte e il paradigma di ogni attività ecclesiale", scrive Benedetto XVI nel messaggio. Egli ci invita a "essere attenti verso i lontani, quelli che non conoscono ancora Cristo e non hanno sperimentato la paternità di Dio".

Incontrare e conoscere Gesù

Questo esige, anzitutto, una rinnovata adesione di fede personale e comunitaria al vangelo, in un momento di profondo cambiamento come quello che l'umanità sta vivendo oggi. Uno degli ostacoli allo slancio dell'evangelizzazione, infatti, è la crisi di fede del mondo occidentale, che pure ha fame e sete di Dio e deve essere invitato e condotto al Pane di vita e all'Acqua viva, come la samaritana che si reca al pozzo di Giacobbe e dialoga con Cristo.

L'incontro con Lui, Persona viva che colma la sete del cuore, non può che portare al desiderio di condividere con altri la gioia di questa presenza e di farla conoscere, affinché tutti la possano sperimentare. Così ha fatto la samaritana che ha chiamato da Gesù i suoi concittadini.

Tornare a evangelizzare

Occorre rinnovare l'entusiasmo di testimoniare la nostra fede per promuovere una nuova evangelizzazione di coloro che stanno perdendo il riferimento a Dio, in modo che riscoprano la gioia di credere. La preoccupazione di evangelizzare non deve mai rimanere ai margini dell'attività ecclesiale e della vita personale del cristiano, ma caratterizzarla fortemente, nella consapevolezza di essere destinatari e, al tempo stesso, missionari del vangelo.

"Guai a me se non annuncio il vangelo!", diceva san Paolo. Questa parola risuona per ogni cristiano e per ogni comunità cristiana in tutti i continenti. Anche per le chiese nei territori di missione - chiese per lo più giovani, spesso di recente fondazione - la missionarietà è diventata una dimensione connaturale, anche se esse stesse hanno ancora bisogno di missionari.

Per una chiesa giovane

Grazie a Dio ci sono ancora missionari, ma anche sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche, e anche intere famiglie che lasciano le proprie comunità locali e si recano presso altre chiese per testimoniare e annunciare il Nome di Gesù, nel quale l'umanità trova la salvezza.

È un'espressione di profonda comunione e un segno di vitalità ecclesiale. Evangelizzare è il segno della giovinezza della chiesa.



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