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Maleka: Angelo del Sorriso

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Fratel Angelo Menoncin, nei suoi ottantadue anni di vita, ebbe vari incarichi nel servizio in diverse case dell'Istituto in Italia, in Spagna e nella missione di Sierra Leone. In quanti lo avvicinarono lasciò il ricordo di una persona umanamente ricca, che univa in sé una grande semplicità ad una profonda religiosità.

In missione lo ricordano così "Father Maleka" così lo chiamavano gli abitanti di Mange Bureh e dei villaggi vicini, in Sierra Leone, dove fr. Angelo Menoncin è stato missionario dal '53 al '56, e ancora dal '66 al '68. Maleka non era solo la traduzione in lingua locale di quello del suo battesimo, ma indicava specialmente che lui era entrato a far parte della famiglia africana, anzi, ne era diventato come un angelo protettore. La sua presenza e la sua parola portava gioia, serenità e salute. Con i bambini aveva una attrattiva tutta particolare, specialmente quando accompagnava con il mandolino i loro canti religiosi o ne insegnava di nuovi, dopo averli tradotti dall'italiano.

Era questa la sua maniera di fare catechismo. Si era preparato alla missione anche come infermiere; così con le medicine a disposizione e un buon senso pratico poté curare tanti casi, anche difficili. Se si rendeva conto che era troppo tardi per l'arte medica, interveniva con le paro le della fede e dell'amore per confortare e consolare. In questi casi, specialmente se si trattava di bambini, inviava i suoi pazienti al Signore con il sacramento del Battesimo.

Poteva far notare al vescovo che a Mange erano più i battesimi amministrati da lui in dispensario che non quelli dal parroco in chiesa. Non sempre i bambini battezzati morivano, perché la medicina faceva il suo effetto salutare; allora segnalava questi casi al parroco, perché li seguisse. Un giorno si recò al dispensario una mamma con il figlioletto che aveva una grossa piaga su un fianco. Le fragili costole del piccino erano ormai infette dal male.

Si trattava di un caso disperato e fr. Angelo volle anzitutto battezzare il bimbo che chiamò con il nome di Dominic. La cura attenta e amorosa di Father Maleka e la costanza della mamma, che ogni giorno, per mesi, portò il figlio alla missione per la medicazione, procurarono la sospirata guarigione. Il piccolo Dominic, raggiunti i sei anni, frequentò le elementari poi entrò in seminario e da dodici anni è sacerdote nella diocesi di Makeni. Attualmente è l'unico sacerdote presente nel territorio occupato dai ribelli.

Father Maleka, che da piccolo lo ha salvato dalla morte, veglia su di lui anche nella presente situazione. E a Zelarino Fratel Angelo fece parte della comunità Saveriana di Zelarino per sedici anni, dal '74 al '90. Ecco come lo ricordano alcune persone che lo hanno conosciuto in quel tempo: "Era una persona molto dolce; amava la natura, curava tanto i fiori. Un giorno colse un mazzo di fiori, me lo mise in mano e mi fece una foto esclamando con un sorriso: "Va bene così!". Quella foto mi ricorda tutte le sue attenzioni per me e per gli altri" (Maria).

"Amava la musica; dopo pranzo si rilassava ascoltando musica classica. La potevamo ascoltare anche noi, lavorando in cucina o in guardaroba, e ci faceva tanto piacere. Sapeva intrattenere le persone che bussavano alla porta e giocava volentieri con i bambini che venivano nel parco" (Raffaella).

Mario, l'agricoltore che coltiva i campi dell'Istituto, lo descrive così: "Una persona buona e gentile, affettuosa con tutti. Stava bene in compagnia e si stava bene con lui. Sorrideva sempre: con il saluto lui aveva sempre il sorriso sulla bocca". - "Mi ricordo che aveva sempre la corona in mano, - lo interrompe la moglie - anche quando pedalava con la sua bicicletta per i viali del parco".

"Proprio così, quando mi vedeva mi salutava gridando: - Ciao, Mario! - e agitava la mano da cui pendeva la corona del rosario. Era un uomo buono, un uomo di fede e di preghiera. Il Signore ci mandi tanti missionari come lui". È quello che chiediamo al Signore e alla generosità dei giovani.



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