Un sogno è diventato realtà. Ci provavamo da diversi anni e finalmente il 10 marzo la mostra interculturale "Un volto, cento storie" si è messa in cammino nelle scuole di Salerno e provincia. Frutto del lavoro intelligente e appassionato dei volontari che fanno da guida ogni anno, la mostra si è trasformata in bellissimi pannelli, quattordici per la precisione, più altri poster che la completano per una riflessione più profonda, senza dimenticare le dinamiche che la rendono interattiva.

Guardare e lasciarsi guardare

Erano le 10, quando nel grande salone della scuola media "Quasimodo" (Torrione a Salerno), la professoressa referente delle attività sulla mondialità, ha presentato l'avvenimento di fronte ai rappresentanti di classe e dei genitori. Ci ha detto che il volto è importante. Attraverso il viso, ci facciamo conoscere e conosciamo gli altri. Poi Andrea, uno dei ragazzi della scuola, ci ha deliziato con il suo flauto magico.

Il preside, parlando ai ragazzi che rappresentavano le varie classi, ha ricordato loro che la scuola aveva iniziato un percorso sull'importanza dei valori. E questo aspetto era la migliore introduzione alla mostra, per capire come accettare l'altro e cooperare con i popoli del mondo. Anch'io ero presente e sono intervenuto per ribadire che il viso ci aiuta a guardare e a lasciarci guardare. Dobbiamo andare oltre per conoscere le persone, i valori, la realtà.

Il bell'esempio di Camilla

È intervenuta per ultima la mamma di Camilla e ci ha detto che in ogni bambino c'è il suo volto. È  importante guardare al futuro, guardarsi dentro e chiedersi cosa c'è nel nostro cuore. Non lasciamoci condizionare, ma facciamo quello che è giusto. Ma poi, chi era Camilla?

Camilla era una ragazzina di 13 anni che frequentava la scuola "Quasimodo" e che nel 2010 è morta per una malattia incurabile. Era speciale, perché era semplice, divertente. Sapeva sdrammatizzare le cose. Aveva una grande umiltà: non parlava della sua malattia, ma parlava degli altri. La sua breve vita ha dimostrato che si possono affrontare le difficoltà con il sorriso e saper vedere ben oltre le apparenze. La vita continua e non si ferma neppure con la morte.

Girotondo tra i continenti

Dopo i discorsi, siamo scesi nella palestra dove le guide ci hanno fatto camminare per conoscere i volti e le storie. Partendo dall'Asia (con i bambini del Nepal e Aung San Su Kyi), abbiamo poi incontrato delle persone che "ci hanno messo la faccia": i clown del sorriso, Falcone e Borsellino, Luther King, Gino Strada, Santa Rossi impegnata contro il traffico degli organi e un missionario.

In Africa, abbiamo constatato il problema della famiglia e ci siamo fermati sui "diritti". Il viso luminoso di Camilla ci ha ricordato le parole della mamma. Un salto nelle Americhe e poi da lì nel mondo dei teenagers in Indonesia, Cile, Sierra Leone e Italia, con la testimonianza di Camilla Vallejo, presidente cilena della federazione degli studenti.

L'Oceania ci ha ricordato i bambini, figli di coppie miste e abbandonati. Ed è stata l'occasione per riflettere sulla dignità della persona. Un po' di emozione, l'ho provata davanti al volto di un anziano africano, il baba. E, per finire, siamo rientrati in Europa, dove i bambini dovrebbero tornare a giocare insieme, invece di ammuffire davanti ai computer...

La dinamica finale, con il volto in cui scrivere il futuro, ha concluso questo cammino. Ora, siamo sicuri: i ragazzi e le ragazze saranno più consapevoli che guardare un volto, vuol dire guardare una storia.

E non dimentichiamolo: il volto di Dio è in ciascuno di noi.