Mai più la guerra!
Papa Paolo VI (1963-1978) continua l’Ostpolitik, ottenendo così la sopravvivenza della Chiesa nei paesi dell’Est e salvando la vita a molti presbiteri perseguitati. Nel 1965, Paolo VI accetta l’invito del Segretario Generale U Thant per parlare all’Assemblea delle Nazioni Unite. Era la prima volta che un papa si esprimeva davanti a quella assemblea e il papa presentò la Chiesa come “esperta in umanità” con autorità morale più che politica. È restata famosa la frase “Mai più la guerra!” Nel 1975, Paolo VI partecipò alla Conferenza sulla sicurezza di Helsinki sul rispetto dei diritti umani, la libertà di pensiero e la libertà religiosa.
Giovanni Paolo II (1978-2005) ha vissuto un’epoca di cambiamenti epocali: dalla corsa agli euromissili della “Guerra fredda” al crollo del Muro di Berlino con lo sgretolamento del comunismo sovietico. A lui si deve la dottrina “dell’ingerenza umanitaria” per mettere fine al conflitto contro una popolazione inerme. Con Giovanni Paolo II la rete diplomatica pontificia si allarga a 174 paesi su 192 membri dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Tra i maggiori conflitti vissuti da Giovanni Paolo II, ricordiamo quello dell’ex Jugoslavia al punto che nel 1994 il papa aveva deciso di andare personalmente in Bosnia ed Erzegovina per portare una parola di pace e di speranza. Gli alti rischi e le molte incognite sul terreno impedirono quel progetto che si realizza solo il 12 aprile 1997. Risuonano ancora le sue parole: “Mai più la guerra, mai più l'odio e l'intolleranza! Alla logica disumana della violenza è necessario sostituire la logica costruttiva della pace”.
Giovanni Paolo II si trova a vivere anche la guerra in Iraq. Era rimasto solo nel mondo occidentale ad opporsi alla guerra e i suoi richiami infastidiscono sempre di più Stati Uniti e paesi arabi. Il 12 gennaio 1991, parlando al corpo diplomatico accreditato in Vaticano, disse: “Le esigenze di umanità ci chiedono di andare risolutamente verso l’assoluta proscrizione alla guerra e di coltivare la pace come bene supremo”. Prova a scrivere a Saddam Hussein e a Bush, ma senza ricevere risposte al punto che arriverà una seconda guerra del Golfo nel 2003, che portò alla radicalizzazione del terrorismo jihadista.
Benedetto XVI (2005-2013) ha voluto prendere il nome del santo patrono d’Europa e continuare l’apostolato di Benedetto XV che aveva definito la Prima Guerra Mondiale come “inutile strage” ma che si adoperò per contrastare i belligeranti. Si è trovato nel periodo delle guerre asimmetriche perpetrate dal terrorismo fondamentalista. Con lui si affina il ruolo della diplomazia Pontificia nel promuovere un clima di maggior fiducia tra le nazioni, aprendo al dialogo senza precedenti con i maggiori esponenti del mondo musulmano. Tutto ciò proprio quando l’amministrazione statunitense del tempo aveva definito alcuni dei paesi musulmani facenti parte dell’Asse del male.