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Lo Spirito: ''Scacciate i demoni''

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Ho accettato di scrivere qualcosa sul ministero dell'esorcismo che esercito nella chiesa in Congo da 23 anni. Lo faccio volentieri anche se sono titubante, perché non mancano scettici e critici. Per me si tratta di vita sofferta. Credo perciò opportuno premettere e chiarire alcune cose.

Ci si creda o no, il problema della liberazione dagli spiriti cattivi esiste. Non è sufficiente dire, "io non ci credo", per evitare e annullare il problema. Per dare un giudizio vero, bisogna avere un'esperienza diretta e con varie manifestazioni, essere onesti con se stessi e disposti a cambiare opinione.

Detto questo, ho rispetto per tutte le opinioni. Io stesso, per primo, mi sono messo in crisi molte volte. Ho fatto di tutto - perfino detto bugie! - per evitare che il vescovo mi incaricasse a praticare l'esorcismo. Se mi ci trovo dentro, è solo perché mi è capitato come Giona. Più cercavo di scappare e più mi trovavo coinvolto fino a essere costretto dal vescovo, che ha tagliato corto a ogni mio rifiuto, dicendomi: "Riccardo, il ministero lo si riceve e non lo si sceglie, e tu d'ora in avanti farai questo".

Ora posso dire che mi sento in pace, anche se le difficoltà non mancano.

Il Signore ha accolto tutti

Quante volte il Signore ha esorcizzato, liberato, guarito da vere e svariate possessioni. Molti miracoli compiuti da Gesù sono dovuti al fatto che egli ha scacciato i demoni che erano alla base di varie malattie. Perciò cerco di seguire l'esempio del Maestro.

Gesù ha ascoltato ed esaudito anche i pagani. In questo contesto, mi emoziona l'episodio della Cananea. Quante mamme possono portare il suo nome, anche se non le conosciamo. Con la loro fede hanno ottenuto la liberazione dei figli. La sofferenza non guarda in faccia nessuno. Non ci sono ricchi o poveri, saggi o analfabeti, cattolici o pagani; tutti possono soffrire.

E allora? Allora anch'io ho deciso di accogliere sempre e tutti, senza distinzione. La mia porta è aperta e tutti lo sanno. Anche le porte della chiesa sono aperte a tutti e vi assicuro che ci sono molti protestanti, musulmani, pagani e credenti di altre religioni che partecipano. Perché se il Signore li manda, vuol dire che li ha preparati e che hanno almeno la minima disponibilità di ricevere la grazia della liberazione. Con l'accoglienza e la compassione, io realizzo il dialogo con le altre religioni.

Il Signore non ha mai chiesto nulla

Molte volte c'è da aiutare la povera gente che ha bisogno per curarsi o subire operazioni chirurgiche. Gesù dice ai discepoli: "Avere ricevuto gratuitamente, date gratuitamente". È una regola d'oro. Quando nel nostro ministero entra l'interesse, lo svuotiamo della forza di Dio. Perciò non ho mai chiesto, né chiederò mai qualcosa. È Dio che agisce; noi siamo solo strumenti nelle sue mani. Ma devo riconoscere il senso di riconoscenza e la generosità della gente, specialmente dei più poveri.

Sono sommerso dalle richieste ma, beninteso, nella maggior parte non si tratta di vere possessioni. Al mattino mi dedico a questo ministero, mentre al pomeriggio ho sempre gente che viene per esporre i loro problemi e chiedere un consiglio.

Molte volte sono invitato nelle nostre missioni, che sono vaste e popolate. Qui il lavoro aumenta. Comincio al mattino presto e tiro avanti fino a sera. Conduco incontri di formazione appropriati per categorie; poi ricevo i malati e li ascolto. A volte, c'è anche da liberare con la preghiera e il comando dell'esorcismo. È capitato che dopo le istruzioni, si sia presentato anche qualche musulmano per confessarsi, toccato dalle parole ascoltate.

Liberare le persone e le loro cose

Secondo la tradizione della chiesa, l'esorcismo viene fatto per liberare dall'influsso del diavolo una persona, un luogo, un oggetto, un lavoro o qualsiasi altra cosa. Mi spiego e parlo per esperienza personale. Il demonio mira sempre e solo alla persona umana e il suo scopo è quello di farla soffrire. Alla domanda, "perché hai preso questa persona?", la risposta è sempre la stessa: "per farla soffrire, morire e per portarla con noi". Dovunque al mondo, questi spiriti non hanno altri scopi.

Inoltre, l'uomo non ha solo un'anima e un corpo, ma vive in un ambiente, ha relazioni umane, ha dei beni e un lavoro, passa per strada, usa i mezzi: insomma, c'è tutto un insieme che lo circonda e nel quale vive. Per farlo soffrire, il maligno può influire anche su queste cose. Perciò l'esorcismo viene fatto anche in questi casi e con risultati positivi.

Con questo non intendo dire che tutti e tutto siano "indemoniati". Sono io il primo a mandare i malati da dottori, psicologi e psichiatri. Da questo punto di vista sono molto severo. Ma a volte devo chiedere perdono a Dio per non aver voluti vedere la presenza degli spiriti maligni là dove erano, piuttosto che per averli voluti vedere là dove non c'erano.

Prima di tutto, liberare il cuore

Onestamente, dobbiamo riconoscere che il problema di essere liberati dalle forze del male esiste anche tra i cristiani, e che molti hanno preso vie sbagliate perché da noi preti non hanno trovato ascolto né comprensione. Non risultando "malati" agli esami clinici, sono considerati "pazzi e maniaci", e vengono trattati come tali anche dai famigliari. Vorrei fare un'esortazione ai nostri sacerdoti: abbiamo il sacrosanto dovere di ascoltare questa gente; se si rivolgono a noi è perché soffrono molto.

Tante ferite e piaghe interiori guariscono con la preghiera, con la forza e la luce dello Spirito Santo. Le ore di confessione sono destinate ad ascoltare, sollevare, spalmare l'olio dello Spirito, che lenisce e guarisce dalle ferite. In questi anni di crisi, poi, questo ministero è quanto mai necessario e apprezzato dalla gente.

Certamente per questo bisogna saper liberare il cuore da rancore e odio, da vendetta e gelosia, sapendo che Dio è pace e misericordia, concordia e amore. Spesso devo lavorare in questo senso: sgomberare il cuore da ogni ostacolo per far posto alla grazia di Dio. Certe situazioni famigliari dolorose - anche di possessioni - durano anche di generazione in generazione, finché qualcuno non abbia la fede e il coraggio del perdono.

La ragazza anemica e la povera contadina

Sette giorni prima di tornare in Italia, tra le 25 persone venute per parlarmi, vedo una mamma che porta sulle spalle la figlia di 16 anni. Viene da Goma, una città distante 200 chilometri. Sono musulmane. Dico tra me: "Cosa mi portano? Questa sta per morire!". Mettono la ragazza a sedere sulla panca, mentre la mamma la sostiene. Il pallore negli occhi rivela una grave mancanza di sangue. La mamma spiega: "Da tre anni la ragazza è anemica. Le trasfusioni di sangue non servono a niente e i dottori non sanno cosa fare...".

Impongo le mani e avverto che la ragazza ha un tremolio. Gli spiriti dicono: "Siamo cinque; da quando è morto suo padre tre anni fa, l'abbiamo presa per portarla con noi". Dopo la preghiera di esorcismo, la ragazza si sveglia; si guarda attorno spaesata; poi mi saluta dandomi la mano, si alza e cammina: va da sola a comprarsi qualcosa da mangiare. La gente piange di gioia. Dico alla madre di portare la figlia all'ospedale, ma la ragazza è guarita e sta bene.

Una donna lavorava il suo campo, ma non riusciva a raccogliere niente. Gli altri terreni attorno producevano; il suo no. Come mai? Non solo. La poveretta preparava il cibo per il marito e lo metteva nel tegame, pronto per quando rientrava. Immaginate la collera del marito, che vi trovava non cibo, ma sterco! Alle mie domande gli spiriti parlavano francese con grammatica e tonalità perfette, mentre la donna sapeva solo il dialetto swahili. Una volta liberata, tutto è cambiato e la pace è tornata in famiglia.

Dopo vari mesi, vidi la donna arrivare con un secchio in testa: "Padre, questi fagioli sono parte del mio primo raccolto. Te li porto per ringraziarti; non ho altro da darti". Cosa poteva dare di meglio? Era l'obolo della vedova, elogiata dal Signore. Aveva camminato 30 chilometri per dire "grazie".

Ho raccontato in breve il mio lavoro missionario. Vi chiedo una preghiera: il Signore mi dia la forza e la grazia di continuare, nonostante tante incomprensioni e difficoltà.



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