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Aspettando dobbiamo darci da fare

A fine d'anno si fanno i conti di bilancio. Questo ci porta a riflettere sulla vigilanza, un atteggiamento che caratterizza chiunque voglia vivere secondo la saggezza umana e, ancor più, secondo la sapienza cristiana, la fede.

Tradizionalmente la vigilanza è consigliata e praticata nel tempo liturgico dell'avvento: "Egli verrà di nuovo nella gloria e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell'attesa", dice un prefazio di avvento, che continua: "Lo stesso Signore, che ci invita a preparare il suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera…".

Non con le mani in mano

Vigilare è sinonimo di vegliare, non cedere al sonno, non distrarsi. La vigilanza è l'atteggiamento di chi attende e spera.

Noi attendiamo la salvezza piena, dato che Gesù l'ha già ottenuta per noi con la sua croce. Essa però attende di essere realizzata pienamente nella nostra esistenza. Per questo, mentre aspettiamo il ritorno di Gesù Cristo, ci impegniamo a realizzare il regno di Dio, che si compirà solo alla fine della storia.

Non ci è permesso di attendere, con le mani in mano, il futuro di Dio e il Dio del futuro. Dobbiamo darci da fare per costruire una mondo nuovo, un mondo degno dei figli di Dio, un mondo di giustizia e di pace. La nostra evangelizzazione a questo deve mirare.

Sentiamo bisogno di Cristo

Comprendiamo subito che la speranza e la vigilanza sono atteggiamenti di ogni tempo, perché, in un certo senso, stiamo sempre celebrando l'avvento.

Oggi, in un tempo di crisi e di smarrimento, essa è particolarmente urgente, perché "la mancanza di prospettive storiche, unita all'abbondanza di beni materiali, rischia di addormentare la coscienza nel godimento egoistico di quanto si possiede, dimenticando la gravità dell'ora e il bisogno di scelte coraggiose e austere", diceva il cardinale Martini. 

Alla fine dei primi tre anni del nuovo secolo, sentiamo di aver più che mai bisogno del Salvatore. Ci siamo resi conto che da soli non ce la facciamo. In un tempo caratterizzato da un diluvio di immagini e di informazioni, da rapidi cambiamenti e dall'eclissi dei valori più importanti, sentiamo il bisogno di qualcosa, o meglio, di Qualcuno che riempia questo vuoto e ci salvi. La più antica preghiera cristiana, il "Marana tha" - Vieni, Signore" (1Cor 16,22), mantiene tutta la sua attualità:"Vieni e salvaci, Signore".

Vigiliamo per la pace

La vigilanza si esprime nell'aspirazione alla pace. Si combattono ancora troppe guerre: alla verità, mentre vediamo la bugia, pubblica e spudorata, diventare così comune; alla giustizia, in un mondo costruito sul disprezzo dei più piccoli e deboli, che soffrono e non possono rivendicare i loro diritti.

La vigilanza ci fa cercare i valori duraturi in un tempo che, scorrendo in modo accelerato, porta via con sé le speranze e i progetti. La vigilanza è desiderio di vita, in un mondo che da solo sta infliggendosi la morte; è bisogno di compagnia e di relazioni fraterne, in un mondo che soffre di solitudine e alienazione.

La virtù del missionario

La vigilanza è una virtù tipica del missionario che si propone di contribuire alla trasformazione del mondo con la predicazione del vangelo e che cerca, con gioia e senso di adorazione, le tracce lasciate dallo Spirito di Dio nelle persone e nelle culture, nella storia e nelle tradizioni religiose del mondo, per annunziare loro la pienezza dell'amore di Dio.

Chi vuol vivere da missionario questo tempo, deve quindi aprire bene gli occhi e vigilare, per cogliere le attese e le sfide del nostro tempo e dei nostri compagni di viaggio.

Vogliamo offrire loro una risposta che sia portatrice di pace, di verità e di giustizia nella speranza. Poiché siamo certi che Dio ci ha già dato tutto nel suo Figlio.

Senza lasciarci drogare dalle cose effimere e passeggere, ma cercando quei beni che il Signore risorto ci ha offerto, a nostra volta li offriamo ai nostri fratelli, facendo risuonare nel mondo intero l'annuncio della salvezza.

Auguri!

Questo sarà il modo più adeguato per prepararci al Natale e per entrare nel 2004: il dono di altro tempo, che Dio ha già preparato per noi.

Buon Natale e Buon Anno nuovo!



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