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Il 22 aprile, il gruppo giovanile M6 (Sei Missione) dei saveriani di Tavernerio, si è messo in viaggio per Sacrofano-Roma. Non sapevamo che al Comigi avremmo incontrato altri 300 giovani da tutta Italia insieme a 50 accompagnatori tra missionari, missionarie, catechisti e testimoni. Non immaginavamo il tema: “Alzati, la missione viene dal futuro”. Non speravamo che il papa ci affidasse tre verbi per costruire il futuro: Alzati, Prenditi Cura, Testimonia.

Tante cose non sapevamo, eppure il Signore ce le ha mostrate, progressivamente, come nella foto in via della Conciliazione affidata ad una turista svedese che ha appoggiato il telefono in una pozzanghera ed ha creato un gioco di colori e di riflessi da perdere la testa. Questo è il punto di partenza: il livello del suolo. Da qui nasce la missione, ovvero, risvegliare il mondo alla bellezza e all’amore del Padre. Perché nel sogno di Dio c’è un’umanità di fratelli che camminano insieme.

Al Comigi, ci è stato ripetuto più volte di fermarci e riflettere. Cosa dice il nostro cuore di fronte alle immagini di Bucha in Ucraina? Cosa pensiamo dello scontro tra Russia ed il resto del mondo? Quale parola di fronte alle guerre dimenticate? È giusto inviare armi per giungere finalmente ad una tregua? Che senso ha pregare in situazioni terribili? Tante domande che attendono una risposta. Dio ci ha dato l’intelligenza per cercare la soluzione ai vari problemi del mondo. Per i giovani di M6, è giunto il tempo della creatività: sognare un mondo nuovo in cui ogni singola persona possa vivere bene sentendosi a casa. Questa è la sorgente della speranza!

Il Comigi è il luogo per riflettere sulla missione dei giovani. La biblista Rosanna Virgili vede la tentazione dei giovani che, d’estate, vanno all’estero per esperienze missionarie dove si pensa di fornire “soluzioni rapide” ai problemi difficili delle popolazioni incontrate. Mentre il primo comandamento del missionario è: ascolta. È importante mettersi al livello del suolo per ascoltare l’interlocutore, accogliere l’uomo ferito e chiederci di che cosa ha bisogno.

Comigi è dialogo. L’ultima tavola rotonda aveva come titolo “il dialogo interreligioso”. Tre persone si sono alternate per parlare con noi dei due temi principali: “alzarsi” e “prendersi cura”. Ma che cos’è dunque missione? Il Comigi ci ha insegnato che è portare Gesù nel mondo. “Dove c’è dubbio che io porti la fede, dove è offesa che io porti perdono. Dove sono le tenebre che io porti la luce”. Questa preghiera di san Francesco è la sintesi della nostra tre giorni di fraternità. C’è qualcosa di urgente da portare al mondo: la pace. Missione è disarmare i cuori attraverso legami di bontà. Missione è scoprire che in Gesù siamo tutti figli di un unico Padre. Ringraziamo dell’occasione la Fondazione Missio. Ci ha fatto sentire fratelli in un mondo unito dall’amore di Cristo.

Racconta Miriam. “Il Comigi per me ha significato Missione. Missione, perché in quei giorni, ho vissuto in comunità con persone incredibili, ho conosciuto gente nuova da tutta Italia, ognuna con il suo bagaglio culturale. Ho sentito in me l’immenso significato della parola missione. Non è stato un momento in particolare, ma un sentimento che ho sentito nel mio cuore. Ricordo l’euforia e l’entusiasmo con cui correvo da una parte all’altra della Fraterna Domus, per incontrare e intervistare più gente possibile, ciascuno con le sue esperienze, i suoi sorrisi, le proprie tradizioni e le proprie missioni alle spalle. E parlando con le persone ho trovato ascolto. Quante volte ci siamo sentiti inascoltati o ignorati se parlavamo di povertà, ambiente o fede? Quante volte ci è sembrato di urlare nel vuoto? A Sacrofano, ho capito che non siamo soli. Spesso, ci sentiamo piccoli di fronte alle problematiche di questo mondo. Ma anche le più grandi rivoluzioni sono fatte da piccoli cambiamenti”.



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