Le esigenze della missione: Predicare e soprattutto, praticare...
Lo slogan che ispira l'ottobre missionario di quest'anno continua a martellarmi la testa: "Guai a me se non predicassi il vangelo!" (1 Cor. 9,16). E continuo a sbagliare la citazione, sia quando la leggo sia quando ne parlo. Mi viene spontaneo sostituire una parola importante della frase con un'altra, ovvero: "Guai a me se non praticassi il vangelo!".
Una passione da trasmettere
Non ho nessuna intenzione di cambiare la Parola di Dio, ma solo di sottolineare il modo e il metodo migliore per predicare, che è quello di praticare. Proprio come Francesco di Assisi che raccomandava ai suoi frati: "Predicate il vangelo, se necessario, anche con la parola"... Il primato della testimonianza della vita è garanzia di frutti, non solo per i missionari, ma per tutta la comunità cristiana.
Come missionari dediti all'annuncio e alla testimonianza, nelle nostre attività di animazione in Italia abbiamo sogni e attese nei riguardi di chi ci è vicino, nei riguardi delle comunità cristiane e delle persone che incontriamo e alle quali parliamo delle missioni. Le nostre attese riguardano i piccoli e i grandi, i giovani e gli adulti: in tutti desideriamo travasare la medesima passione per l'unica e comune "missione" della chiesa. E come nelle missioni la nostra predicazione è motivo di gioie e preoccupazioni, di fatiche e delusioni, gli stessi sentimenti vanno e vengono anche nell'attività missionaria che svolgiamo in casa propria.
Con gli occhi puntati...
Le gioie e i frutti del nostro essere missionari si giocano sulla "credibilità" di tutta la famiglia dei discepoli del Signore. In questo momento particolare di crisi politica, economica e di valori all'interno della società italiana, le nostre attese sono ancora più alte, sul tipo di risposta che ogni comunità e ogni credente dovrebbe offrire agli altri.
Per una volta (spero non sia l'unica!), gli occhi puntati non sono quelli dei fedeli sui loro missionari; ma sono i missionari che hanno gli occhi puntati sui fedeli e sulle comunità che li hanno inviati. Noi missionari siamo riconoscenti per mille motivi, ma siamo anche esigenti e critici. Il nostro desiderio è che i fedeli e le comunità si lascino toccare, interrogare e anche scuotere maggiormente dai nostri interventi fuori dal pulpito e anche nelle situazioni della vita concreta; che non ci lascino soli nelle nostre "visioni" evangeliche di fratellanza, accoglienza e carità.
Il vangelo di Gesù, i suoi valori, lo stile di vita e di pensiero che Gesù propone ed esige da tutti i suoi seguaci sono un patrimonio comune da predicare - praticare tutti insieme.
Ci auguriamo a vicenda un coraggio e una coerenza maggiori.