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Laicato saveriano: ''Verso la tenda di Dio''

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Gigi Tapparo, classe 1935, era grande amico di p. Bruno Ghiotto a Vicenza, entrambi cresciuti e formati nello scoutismo negli anni della loro giovinezza. Avevano sempre mantenuto i contatti, anche quando l'amico Bruno aveva deciso di consacrarsi alla missione. Nel 2002, Gigi rimase vedovo, con grande sofferenza perché, come ci confidava, "ci volevamo un bene immenso, dell'immensità di Dio".

Poi, pian piano, Gigi trovò una soluzione che lo fece rivivere: pensò di colmare la sua solitudine venendo periodicamente in Burundi ad aiutare l'amico p. Bruno, nelle missioni di Gisanze e di Bugwana, trascorrendovi due-tre mesi l'anno. Viaggiava e lavorava con p. Bruno; guidava il camion Toyota; pregava e viveva con la comunità; era come uno di noi. Si interessava della nostra vocazione e godeva della vita missionaria; non tralasciava di darci qualche saggio consiglio pratico o farci qualche osservazione da fratello maggiore.

Essendo fotografo di professione, documentava i momenti importanti della vita di missione. Nel 2003, il compianto p. Luigi Arnoldi gli aveva affidato l'incarico di visitare e fotografare tutte le missioni, per preparare un video sui 40 anni di attività dei missionari saveriani in Burundi.

In viaggio sulle strade del Burundi, Gigi mi diceva: "Vi debbo moltissimo: non finirò mai di ringraziare Dio per l'amicizia che ho avuto con p. Bruno e con voi". Anche l'anno scorso, prima di ripartire per l'Italia, mi aveva detto: "Godo molto questi mesi con voi, vi ammiro e vi incoraggio! Permettetemi di tornare ancora!". Era facile rispondergli che noi eravamo altrettanto riconoscenti e orgogliosi di lui.

Ai primi di luglio del 2011 abbiamo ricevuto la dolorosa notizia che i medici gli avevano diagnosticato un tumore avanzato e il 24 luglio Gigi era già partito per il cielo. Troppo in fretta... E dire che ci felicitavamo con lui per come portava i suoi 76 anni.

Aggiungo qualche pensiero che Gigi Tapparo ci ha scritto nei suoi ultimi giorni di vita.

"Ho bisogno di tanta speranza. Sento il fisico diventare debole. Mi sento incapace di fare quello che vorrei. Non so se è questo l'inizio di un percorso nuovo di sofferenza, ma so che non voglio perdere la speranza e la fiducia. Il Signore me le ha date per tanto tempo! Non mi possono abbandonare, ora che mi trovo nel mezzo della discarica dei poveri, dai quali ho ricevuto speranza e fede e ai quali devo tanto della mia vita. Non so come sarà domani; so solo, Signore, che sono nelle tue mani!".

"La malattia mi rende vivo e sincero fra le braccia del Signore... Ieri andavo con lo zaino in spalla, ne ero fiero. Lo zaino è rassicurante, dà pace e tranquillità. Oggi il mio zaino è la fatica a fare pochi passi, a respirare come vorrei. Ma sto andando verso la tenda di Dio".

Grazie Gigi: prega per noi e continua a farci visita!



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