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Da testimoniare con coerenza e audacia

Il documento conciliare “La chiesa nel mondo contemporaneo”, afferma che “l'umanità non potrà costruire un mondo veramente più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla verità della pace” (Gaudium et Spes, n. 77) . Questa frase che papa Benedetto XVI ha posto all'inizio del suo Messaggio per la giornata della pace di quest'anno (n. 3) , merita di essere ricordata, mentre celebriamo i quarant'anni dalla conclusione del concilio Vaticano II.

Proprio perché poco citata, questa frase suona nuova e molto vera, oltre che attuale. Ci richiama al dovere di legare la pace alla verità, che non è solo il rifiuto della menzogna.

La pace autentica è “vera”

Molti parlano di pace, ma per assicurare la pace preparano la guerra. Altri credono ancora che possa esistere una guerra giusta. Altri infine ritengono che per archiviare una situazione di ingiustizia ogni mezzo sia lecito, compresa la violenza e la menzogna. No, la pace è autentica solo quando è “vera”, quando è in linea con la “piena verità di Dio” - dice il papa; quando cioè corrisponde al suo progetto di comunione universale, in cui si salvaguarda la libertà con la giustizia, nell'amore e nella fraternità e, quando è necessario, anche nel perdono.

Oggi ci sono ancora tante guerre. La pace fa fatica a farsi spazio in mezzo alla giungla degli interessi privati e inconfessati della nostra società, compromettendo la vita di tante persone. Tutto questo avviene perché gli uomini hanno relegato Dio nell'angolino del “privato” oppure lo ritengono insignificante o, paradossalmente, lo vogliono “imporre con la forza” agli altri, non come il Signore della storia, ma come un Dio difensore dei loro propri diritti.

Le radici dell'albero di pace

La pace vera, quella di cui il mondo ha bisogno, deve radicarsi in Dio. Allora fiorirà quella “civiltà dell'amore” che i papi di questi ultimi anni non si stancano di chiedere. Se il mondo mette da parte Dio e la sua legge, se non si lascia ricostruire dalla verità di Dio, non può produrre che ingiustizia e oppressione, fame e morte, per tanti nostri fratelli e sorelle. Se invece l'umanità si lascerà guidare dalla sapienza di Dio, allora la pace fiorirà nel deserto di questo mondo. E non sarà solo assenza di guerra, ma convivenza gioiosa e feconda dei popoli.

La “verità della pace” attende i “martiri”. Occorrono cioè testimoni che dicano con la propria vita la “verità della pace”, della fraternità, della convivenza pacifica tra le persone, tra le diverse etnie e tra i popoli. Infatti, “tutti gli uomini appartengono ad un'unica e medesima famiglia” (Messaggio n.6) . Di testimoni ce ne sono stati e ce ne sono ancora: persone impegnate per la “verità della pace” che l'hanno amata “fino alla fine” e testimoniata “fino all'effusione del sangue”, a prezzo della loro vita.

Folla di martiri anonimi

Lo scorso 2004 sono stati quindici i preti, religiosi e religiose che hanno perso la vita in modo violento. Anche nel 2005 sono stati ventisei i martiri, compresa una suora svizzera uccisa in Sud Africa il 28 dicembre u.s. Ma quante altre persone civili hanno dato la vita in un atto d'amore, per difendere i fratelli poveri e indifesi! Quanti altri sono stati uccisi per non aver accettato la logica della guerra, o per aver ostinatamente cercato una pacifica convivenza tra la gente, oppure per fedeltà ai principi della giustizia, o al loro posto di responsabilità politica o sociale! Non sono forse martiri anch'essi?

Nella sola regione dei Grandi Laghi in Africa, si parla di milioni di vittime: cifre che troppo spesso pronunciamo senza più misurarne la gravità. Non intendo sottovalutare i martiri classici , ma vorrei che pensassimo anche a quella folla di martiri anonimi che non saranno mai canonizzati.

Noi crediamo in un'altra canonizzazione, che essi hanno già avuto da Colui che ha detto, “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13) e per la pace del proprio paese. Quest'amore è la più grande santità.



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