La traslazione dei resti di p. Fiore
La tomba di p. Fiore D'Alessandri in Burundi è stata aperta il 28 giugno 2011. Circa 500 persone circondavano il piccolo monumento eretto in suo ricordo. Erano presenti il vescovo Joachim, il medico, p. Ruben, p. Angelo e il sottoscritto. I suoi pochi resti sono stati portati prima nella chiesa parrocchiale di Gisanze e poi in quella di Gasorwe, dove per tre giorni i fedeli sono venuti a pregare. Il 2 luglio c'era una moltitudine di gente, soprattutto giovani. Qui, dove già esisteva una lapide-ricordo, ora riposa definitivamente p. Fiore.
Il vescovo ha valorizzato l'avvenimento, per rinnovare la fede nella resurrezione che Cristo ci dona, per rendere omaggio al ricordo di un missionario zelante e generoso, per ricordare la sua opera in difesa dell'etnia batwa. Nelle celebrazioni per la traslazione dei pochi resti di p. Fiore sono state numerose le testimonianze su di lui.
Si è sottolineato che era un uomo di preghiera (sempre con il rosario in mano), di ascesi severa (mangiava pane e acqua), vigoroso nel richiamare gli operai a far bene il proprio lavoro ("noi romani non costruiamo per degli anni, ma per dei secoli", diceva).
Negli otto anni che è rimasto a Gasorwe, p. Fiore aveva costruito la casa dei saveriani, la casa delle suore, il dispensario, e la chiesa parrocchiale. Proprio in quella chiesa grande e tanto robusta, ci sono dei ricordi simbolici voluti e fatti mettere da lui: il masso perché Cristo è roccia sicura su cui costruire, la scritta "Cristo Gesù ho sete di te", la campanella e la lista delle opere della misericordia corporale.
Davvero p. Fiore non è morto e "la carità di Cristo dura in eterno".