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La saggezza dei ''mapuche'', Possiamo imparare...

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Il saveriano p. Carlo Mongardi di Imola, missionario in Messico, ci ha inviato alcune riflessioni... "aborigene".

Conosco la cultura mapuche (mapu=terra, che=gente, ovvero indigeni, aborigeni, originari, oriundi), ma solo grazie ad alcuni incontri personali e letture. Attualmente, vivono 600mila mapuche in Cile e 100mila in Argentina. Mi piace riportarvi alcune pillole di saggezza di questa antica cultura.

I libri erano gli alberi

Nei libri imparavano a leggere quello che poteva succedere. Gli antichi si lavavano nel fiume alla luce della stella del mattino e correvano a leggere le cortecce. Se un albero formava nella notte alcune crepe, lunghe, dalla cima fino ai piedi, era un buon segno, perché gli spiriti protettori erano d'accordo con quello che un uomo avrebbe fatto.

Invece, quando gli anziani vedevano che il tronco aveva alcune crepe piccole e corte, era un brutto segno. Non uscivano dalle loro case, perché se fossero andati contro l'avvertenza dell'albero, avrebbero potuto finire male. Sostenevano che "quelli di sopra usano gli alberi come una scorciatoia per scendere e darci notizie di ciò che non vediamo". In passato, c'erano persone speciali che conoscevano i segreti, per questo i mapuche non avevano bisogno di libri né di scrittura, perché le lettere dell'alfabeto erano già fatte fin dall'inizio del mondo.

L'essenza della vita

Il Gran Padre ha associato e combinato tutte le cose. Tutte le creature viventi e le piante ricevono la vita dal grande sole. Senza il sole, ci sarebbe solo oscurità e niente potrebbe crescere, la terra sarebbe senza vita. Però il sole ha bisogno dell'aiuto della terra. L'azione congiunta di sole e terra provvede all'umidità necessaria per la vita.

La natura e l'umanità sono una famiglia dove tutti siamo necessari per tutti. E nessuno smette di avere un posto, un lavoro o una missione da compiere nell'universo. Però, oggi la gente ha dimenticato che la combinazione del grande con il piccolo è l'essenza della vita.

L'importanza delle radici

Le radici delle piante discendono e più vanno in basso, più umidità trovano. Questo concorda con le leggi della natura ed è una delle prove della saggezza del Gran Padre. Per ordine suo le piante sorgono dal suolo, in modo che le parti che hanno bisogno del sole e dell'acqua vadano verso l'alto, mentre le radici vanno verso il basso por trovare l'umidità necessaria. Allora le piante hanno sempre due lavori da fare, due compiti allo stesso tempo: salire verso l'alto e sprofondare.

Se questo è il destino delle piante, crescere verso l'alto e verso il basso, quale sarà il destino degli esseri umani? Come gli alberi, dobbiamo crescere verso il sole e insieme andare in profondità, cercando l'umidità delle radici, che è la generosità del nostro spirito. Senz'alberi, rimarremmo senza messaggi, rimarremmo senz'aria, senza vita.

Il fuoco e il tempo

Se il fuoco, posto al centro della casa, comincia a produrre piccole esplosioni, è il preannuncio che quel giorno arriveranno visitatori da luoghi lontani. E quando il fuoco diffonde molte scintille, i mapuche, come segno di buon augurio, fanno finta di afferrarle e di metterle nella tasca sinistra del grembiule o dei pantaloni, perché credono che sia un segno di ricchezza che arriverà. Non ho trovato in altre culture un segno che indichi la speranza di un vantaggio per tutti nell'arrivo di qualche straniero o emigrante nella propria terra...

"Dato che è così corto il tempo che viviamo, non dovremmo tornare a vederci?"

Questo delicato ragionamento esprime l'incanto, la finezza e la profondità di cui è capace la lingua mapuche.

Se è tanto fugace il tempo, perché dovremmo privarci della presenza di ogni persona amata o che ci ama?

In verità, il sentimento silenzioso dentro questa domanda ha qualcosa di intraducibile, così come succede in ogni incontro luminoso di amore vero.



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