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La riconoscenza di un missionario, Giubileo sacerdotale

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Quasi senza accorgermi, sono arrivato al giubileo: 50 anni di sacerdozio missionario. Molti sono i sentimenti che questa occasione suscita nel mio cuore. Certamente il primo è di profonda riconoscenza a Dio, che in modo gratuito mi ha chiamato a collaborare nella costruzione del suo regno, come sacerdote, missionario e religioso tra i saveriani.

La vocazione poco per volta

Fin da bambino, chierichetto nel duomo di Lonigo - servendo Messa a mons. Caldana, don Vittorio, don Lucindo e altri sacerdti - ho sentito che Dio mi chiamava a seguirlo. Poco per volta mi sono accorto che la strada era quella della vita religiosa, per essere missionario nel mondo.

Allora sognavo la Cina o l'Africa. Mi vedevo circondato da bambini con gli occhi a mandorla o da piccoli "moretti" simpatici e allegri. I lunghi anni di studio a Vicenza, Desio (MB) e Parma hanno maturato le mie idee. Alla luce dell'insegnamento del beato Conforti, ho capito che il mio cuore avrebbe dovuto abbracciare il mondo.

Gli anni di studio sono passati in fretta e nel 1960, assieme a 24 confratelli, sono stato ordinato sacerdote per sempre da mons. Pollio, vescovo in Cina. Ricordo le prime esperienze in confessionale, che mi hanno fatto maturare nella vocazione. Era emozionante alzare la mano per dire: "Io ti assolvo...".

La missione in Amazzonia

Nel 1964 ho avuto il privilegio di essere destinato all'Amazzonia brasiliana. Nella mia testa l'Amazzonia era un sogno pieno di mistero: la foresta immensa, i fiumi più grandi del mondo, le tribù indio, gli animali feroci, la povertà e la malaria, il caldo e l'umidità...

Con il passare degli anni ho visto che tutto questo è vero, ma non è una cosa "dell'altro mondo". Si può vivere bene e seminare la Parola del vangelo a larghe mani. Sono già passati quarantasei anni di vita missionaria. Quanti battesimi ho fatto? Quanti sacramenti ho amministrato? Quante prediche? Quante anime ho incamminato al paradiso?

Solo Dio lo sa, come sa anche quanti sbagli ho commesso. Li metto nelle sue mani misericordiose.

Rifarei la stessa scelta

Naturalmente sono riconoscente anche verso i miei genitori, i formatori, gli amici e i benefattori che, silenziosamente, mi hanno sostenuto nella vocazione e mi hanno sempre appoggiato per realizzare il mio sogno. Celebrando questi cinquant'anni di sacerdozio, sono convinto che, se dovessi nascere di nuovo, farei della mia vita la stessa cosa.

Non posso dimenticare le migliaia di fedeli cristiani della missione in Abaetetuba: è gente semplice e umile, che ha dato senso a tutta la mia vita nel costruire comunità che formano il regno di Dio. Ognuno ha i suoi limiti, ma la gente è simpatica, accogliente e generosa.

I frutti della semina

In tutti questi anni ho sempre cercato di seminare lo spirito missionario anche tra i fedeli, e qualche risultato si può vedere. Una giovane brasiliana è diventata saveriana e lavora da vari anni in Messico, tra gli indio. Un giovane sta camminando verso il sacerdozio a Parma. Tre giovani sono diventati sacerdoti diocesani. Un bel gruppo di bambini segue l'infanzia missionaria e alcuni già sognano terre lontane. Una quarantina di fedeli, ogni mattina allo spuntare del sole, si riunisce sulla sponda del fiume Tocantins per recitare il rosario missionario e riflettere sulla parola di Dio.

Sono semi del regno, che certamente un giorno produrranno qualche buon frutto! Sia ringraziato il Signore!

Allo stesso tempo, guardo a questo mondo ancora tanto lontano dal sogno di Cristo e del beato Conforti. Dopo duemila anni di evangelizzazione, "la messe continua a essere grande e gli operai sono ancora pochi. Preghiamo il Padre celeste perché invii operai a lanciare il buon seme nei solchi del mondo".

Io ormai sto camminando verso il tramonto: ci sarà qualcuno che viene a occupare il mio posto?



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