Skip to main content

La religiosità è in declino?

Condividi su

È uscito poco fa il terzo rapporto sulla religiosità nel mondo, che segue quelli del 1991 e del 1998. Elaborato dall'università di Chicago (Usa), il rapporto ha interessato 60mila persone di 42 nazioni, tra cui il Giappone e le Filippine per l'Asia, e il Cile per l'America latina.

Dobbiamo subito fare una considerazione in margine a questa inchiesta che presume di parlare della religiosità e della spiritualità in tutto il mondo: chiaramente, non è un rapporto completo, perché esclude molte grandi nazioni e continenti interi: il grande Brasile con l'intreccio delle razze; l'immensa Cina con il Tibet; l'India con le sue antiche religioni... E i molti paesi musulmani? E l'Africa, polmone religioso e umano del mondo attuale, completamente esclusa dall'inchiesta?

Perciò il rapporto di Chicago non riguarda tutto il mondo, ma soprattutto l'occidente. E impressiona il fatto che la religiosità nel nostro mondo occidentale è in costante declino.

La religiosità in Italia

Per quanto riguarda l'Italia, il 41% degli intervistati non ha dubbi sull'esistenza di Dio; il 2,7% dice di aver creduto e poi di aver abbandonato la fede; solo il 7,6% dice di non credere in Dio o si dichiara ateo. Ma gli atei dichiarati negli ultimi vent'anni in Italia sono cresciuti del 3,5%, mentre i credenti hanno conosciuto un declino del 10,5%.

Le due ricercatrici italiane che hanno partecipato all'inchiesta, dicono che in Italia il 41% di chi si dichiara credente segue la religione cattolica; il 75% degli italiani ha in casa un Crocifisso o un altro simbolo religioso, ma solo il 23% partecipa regolarmente alla Messa. Il 61% degli italiani dice di avere un suo modo personale di comunicare con Dio, senza passare per la chiesa e i suoi riti religiosi. Il 61% di quelli che si dichiarano credenti ha un'età superiore ai 68 anni; mentre tra i giovani sotto i 28 anni si dichiarano credenti solo il 35,9%. Questa differenza pare sia dovuta al fatto che i più anziani vedono ormai approssimarsi il momento della morte.

Il vangelo per dare speranza

Le statistiche vanno prese sempre con le pinze; non sono verità certe e assolute. Però devono farci riflettere e soprattutto dovrebbero stimolare la chiesa a rinnovarsi nella sua missione. Esse ci dicono anzitutto che come chiesa istituzionale siamo una minoranza; che urge elaborare una nuova evangelizzazione per far conoscere il vangelo e dare speranza al mondo e alle singole persone.

Per questo il Papa ha chiamato tutti a vivere il 2013 come "anno della fede": la fede da approfondire e da diffondere. Con il passare del tempo si precisa il valore della nuova evangelizzazione: essa è l'impegno missionario delle comunità cristiane, chiamate ad annunciare il Dio di Gesù Cristo: non a farne propaganda, ma a testimoniarlo con la vita e con la parola.

Il vero volto del vero Dio

Ogni giorno che passa vediamo troppe persone che abbandonano la fede e la religione, perché l'evangelizzazione che ricevono offre loro un volto di Dio che non è quello vero. Un Dio che, se non è nemico dell'uomo (perché dice sempre di "no"), sembra essere tuttavia un Dio che non si interessa dell'uomo e non cammina con lui; un Dio che non soffre con l'uomo e non porta con lui la croce di ogni giorno; un Dio che umilia l'uomo, che lo schiaccia e non lo promuove.

L'uomo moderno di un Dio così si è già sbarazzato: non sa che cosa farsene. Ma l'uomo - lo voglia o non lo voglia - non può vivere senza Dio; non diventa veramente se stesso se esclude Dio dalla propria esistenza. Sarebbe come tagliare le radici di una pianta: potrà vivere ancora?

Una religiosità universale

Per ciò che si riferisce alla chiesa cattolica, da vari decenni si dice che la sua speranza e il suo futuro è nelle nuove chiese, che sua missione è anche salvaguardare la spiritualità in ogni religione, perché è dimensione necessaria dell'umanità.

Questo ci porta a dire che anche la nostra pastorale deve avere la caratteristica della globalità e che la difesa dell'identità cristiana come identità "occidentale" o "europea", "nazionale" o addirittura "locale", è non solo un segno di miopia ma un errore nella concezione stessa del cristianesimo.

Padre Ernesto Balducci, che teorizzava l'«uomo planetario», diceva che se il cattolicesimo diventa una setta, una comunità chiusa in se stessa, è già morto e non ha più nulla da dire al nostro tempo. Se invece diventa ciò che cattolico vuol dire - cioè universale -, allora ridiventa necessario e attualissimo.



Scarica questa edizione in formato PDF

Dimensione 2257.1 KB

Gentile lettore,
Continueremo a fare tutto per portarvi sempre notizie d'attualità, testimonianze e riflessioni dalle nostre missioni.
Grazie per sostenere il nostro Giornale.


Altri articoli

Edizione di Giugno 2006

La missione a Forlì ...E la cronaca continua

Il 23 marzo è salito al Padre celeste mons. Mario Capanni, per 40 anni direttore dell'ufficio missionario di Forlì. La diocesi ha perso davvero un ...
Edizione di Maggio 2022

Il Laicato Internazionale

Si è riunita, presso la Casa Generalizia di Roma, la Commissione del Laicato Saveriano Internazionale, formata da religiosi e laici, al fine d...
Edizione di Gennaio 2006

La pace ha bisogno di Dio

Raccogliamo i messaggi che vengono a noi da uomini e donne dell'Africa, con il loro anelito di pace. Rappresentano i sentimenti più genuini dei pop...
Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito