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La prima predica a Baraka

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Dopo tre mesi di introduzione alla realtà africana e di studio della lingua swahili, nel gennaio 1984 vengo mandato nella parrocchia di Baraka, vicino al lago Tanganika, in Congo RD. Il viaggio di avvicinamento è lungo. Partiti da Bukavu, capoluogo della regione del Sud Kivu, a circa 1.500 mt di altitudine, percorriamo una strada di montagna (detto Escarpement, cioè salita verso l’altipiano) per arrivare ai 700 mt e prendere la strada statale asfaltata.

Ci fermiamo alla missione di Luvungi, dove poi tornerò dopo 5 anni e mezzo, e finalmente arriviamo ad Uvira, che ospita la Cattedrale della diocesi e la sede del vescovo. Ci fermiamo per la cena. Il giorno dopo, prendiamo la strada del lago (80 chilometri), costeggiandolo tutto. Si fa l’esperienza di passare 55 ponti, il fiume e tanti scossoni, visto che ci sono delle rocce affioranti. Ogni tanto, il lago inonda la strada e bisogna aspettare. Finalmente, dopo alcune ore, arriviamo alla missione.

L’accoglienza dei padri e delle suore è molto bella. Baraka vuol dire benedizione e la casa dei missionari si trova nel luogo dove venivano radunati gli schiavi (verso la fine del 1800), che poi erano trasportati in Tanzania e da lì in Arabia. Nella chiesa sono sepolti i nostri confratelli, uccisi durante la rivoluzione del 1964. E così inizia una nuova avventura di vita. Conosco la gente, i giovani, i bambini e iniziano le prime prove di dialogo. Si avvicina la domenica e il parroco mi dice di preparare la predica per la Messa. Mi do da fare. La scrivo su un foglio e me la faccio correggere.

La domenica arriva, vengo presentato alla gente che mi accoglie all’africana, con molta cordialità. Al momento della predica sono un po’ emozionato. Leggo quello che ho scritto. Credo sia andata bene... Poi, piano piano, divento più sicuro, cercando di entrare nella mentalità della gente, insomma di sentirmi a casa. Quello ormai è il mio paese, la mia terra e vi rimarrò per 5 anni consecutivi. Un’esperienza dopo l’altra che mi farà crescere ed amare sempre di più l’Africa e gli africani.



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