Saveriane, la gioia della missione
Andare in culture diverse dalla propria, in luoghi lontani, non solo geograficamente ma anche antropologicamente, in quelle periferie umane dalla vita difficile, magari nell’insicurezza del domani, dall’esistenza estremamente essenziale da sembrare povera, diventa una necessità che fa sentire compiuta, realizzata, soddisfatta la vita della missionaria e del missionario. È quello che ci testimoniano le nostre sorelle Immaculée, Elisa Silva ed Elisa che, con la loro fede e il loro spirito femminile, sanno entrare nell’anima del popolo e infondere quella dignità e quel coraggio necessari per uscire dai pregiudizi culturali che diminuiscono il valore delle donne. Saper entrare dolcemente nella vita quotidiana dei popoli, condividendo gioie e dolori, testimoniando la vita in Cristo che abolisce le ristrettezze degli usi e costumi ancestrali, rende queste persone libere e capaci di prendere in mano la loro vita, fino ad assumere compiti e responsabilità una volta assumibili solo da uomini. Lo stesso Papa Francesco desidera aiutare l’umanità maschile a considerare la donna come “donatrice e mediatrice di pace e va pienamente associata ai processi decisionali; perché quando le donne possono trasmettere i loro doni, il mondo si ritrova più unito e più in pace”.